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10,00€
I saggi raccolti nel volume si propongono di rileggere l'avventura teatrale di Pirandello, intrecciando le piste della testualità drammaturgica con le possibili indicazioni interpretative e creative che nascono dalla messinscena delle scritture. Storie di storie in cui attori e registi si inseriscono tra la polvere sacra dei testi e danno loro vita sulle scene, spesso contribuendo a costruire il fascino segreto dei testi teatrali, non l'evidenza apparente delle loro "trame", ma la tessitura interna del loro apparire. Nel vasto repertorio delle maschere pirandelliane, un ruolo decisivo, all'inizio, viene svolto dalla geniale e precoce intuizione dell'umorismo che, già con "L'esclusa", spiazza l'universo delle donne tramutandolo in perfida e cinica prigione di forme. Così nascono le indimenticabili maschere dimenticate, i "cornuti" pirandelliani, dai meno noti Tararà e Bellavita ai grandi come Agostino Toti, Baldovino e Ciampa, la cui rivolta è feroce: la rivolta dei sottomessi e dei subalterni che non accettano più la menzogna del destino. Nel vasto repertorio di quelle maschere, a partire da un certo momento in poi della storia pirandelliana, quando Pirandello si farà faustiano "direttore" dei suoi incubi portandoli sulla scena, irrompono le creature femminili, artefici di un contrasto terribile in cui la soggettività femminile, l'ansia di rivincita e di rivalsa sentimentale e sociale genera un formidabile effetto erotico, una libido spiazzante e incontrollabile che disgrega vecchi statuti e ruoli sociali, rimescola le carte del consumo teatrale, distrugge polverose convenzioni e fissità di ruoli. Da tale lancinante scoperta si genera un incendio di passione e di morte, un rogo "liturgico" nel quale i "maschi" pirandelliani, spesso ridotti a fantocci nel retropalco del desiderio o a sterili interlocutori sulle frontiere del a, precipitano, a volte con la determinazione dei martiri, a volte con l'inattesa capacità di reinventarsi architetti angelici di una sorprendente e fascinosa carità, di un sogno o di una nuova idea di teatro, lontanissima dai ricatti politici del regime fascista.
Ettore Catalano ha insegnato Letteratura Italiana nelle Università degli Studi di Bari e del Salento, in cui è ora professore onorario. Si è occupato della letteratura italiana dell’Ottocento e del Novecento, non trascurando i contemporanei e la letteratura regionale. Molti suoi contributi sono dedicati all’analisi delle problematiche legate alla messinscena teatrale e alla drammaturgia otto-novecentesca. Tra le ultime opere dell’autore, ricordiamo, per Progedit, La metafora e l’iperbole. Studi su Vittorini (2007), la cura di Letteratura del Novecento in Puglia. 1970-2008 (2010, II ed.), Le caverne dell’istinto (2011), Per altre terre. Il viaggio di Ulisse (2012), la cura di El otro, el mismo. Proiezioni autobiografiche nella letteratura italiana (2012), Strategie di scrittura nella letteratura italiana (2013, Premio “Carlo Levi” 2014), I cieli dell’avventura. Forme della letteratura in Puglia (2014). Per lo stesso editore ha esordito nella narrativa con Rosso Adriatico. Il delitto della lamia (2018), seguito da Un mare di follia (2019), Un'infezione latente (2020), La verità di Iago (2021) e Il fascino della Sirena (2022).
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