Qwerty n. 2/2006

Qwerty n. 2/2006

AA.VV.

Qwerty n. 2/2006

“Qwerty” è la rivista ufficiale dell’Associazione CKBG (Collaborative Knowledge Building Group), comunità di scambio di idee e di collaborazione tra ricercatori che si interessano di formazione in ambienti online

Anno di pubblicazione: 2/2006
Numero di pagine: 80 con ill.
ISBN 1828-7344-62 Tipologia

Prezzo

15,00

Che cosa è “Qwerty”?
Pubblichiamo il secondo numero di “Qwerty”, la rivista ufficiale dell’Associazione CKBG (Collaborative Knowledge Building Group), comunità di scambio di idee e di collaborazione tra ricercatori che si interessano di formazione in ambienti online. Ciò che li accomuna è la passione per l’apprendimento collaborativo e l’interesse per gli ambienti tecnologici in grado di supportarlo.
La rivista nasce dalla consapevolezza della necessità di sviluppare la ricerca e la riflessione in questo settore e si rivolge a quanti si interessano dell’uso di tali tecnologie in contesti scolastici, formativi, sociali e di ricerca universitaria. Si propone come un forum di discussione sull’uso delle tecnologie in contesti educativi e di formazione, considerando gli aspetti culturali, sociali, pedagogici, psicologici, economici, professionali.

Indice del numero 2/2006
Il secondo numero di Qwerty presenta tre articoli di ricerca e un’intervista. Gli articoli propongono una riflessione metodologica sull’uso delle tecnologie per l’apprendimento, ponendo particolare attenzione alle forme di comunicazione, alle potenzialità dei diversi strumenti tecnologici e alle strategie d’uso impiegate. Vengono esaminati aspetti cognitivi, emotivi e relazionali collegati con la comunicazione/interazione a distanza, sottolineando l’interazione fra la dimensione collettiva e individuale. In particolare l’articolo di Lax, Singh, Scardamalia e Librach si focalizza sull’importanza dell’autovalutazione; Cacciamani e Mazzoni considerano gli effetti di due diverse strategie di tutoring, orientate una alla “costruzione” e l’altra alla “trasmissione” di conoscenza; Mekheimer analizza le correlazioni fra gli stili di apprendimento degli studenti, la loro percezione dell’ambiente di apprendimento, e i risultati raggiunti. Infine Fuiano presenta un’intervista a Paolo D’Alessandro, autore di “Filosofia dell’Ipertesto”.

Perché si chiama “Qwerty”?
È il modo con cui viene denominata la tastiera europea. Si tratta delle prime sei lettere della riga più in alto della tastiera e quest’ordine è stato introdotto perché, quando si cominciarono a usare le macchine da scrivere con le tastiere rispettose dell’ordine alfabetico, la gente andava troppo veloce e i tasti si aggrovigliavano. Allora furono mescolate le lettere in modo da rallentare la scrittura, ma successivamente, nonostante questo problema sia stato completamente superato, la tastiera è sempre rimasta così.
Ebbene, commenta il direttore M. Beatrice Ligorio, “noi crediamo che questa sia una buona metafora dell’intreccio tra cultura e strumenti tecnologici. Infatti, le tecnologie basate sul computer costituiscono degli artefatti culturali presenti con diversi gradi di profondità nelle attività quotidiane di studio e di lavoro degli individui, dei gruppi sociali e delle istituzioni”.

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