Qwerty 2/2008

Qwerty 2/2008

Qwerty 2/2008

Anno di pubblicazione: 
  • 2008
Numero di pagine: 
  • 80
ISBN 1828-7344-82 Tipologia

Prezzo

15,00

Il numero 2/2008 della rivista “Qwerty” propone due articoli di ricerca, un articolo a invito e la presentazione di un software.
Gli autori dei tre articoli principali condividono l’idea che le tecnologie dell’informazione permettono di creare nuove forme di esperienza, che vengono a influenzare gli aspetti educativi e comunicativi della vita dell’uomo.
In particolare l’articolo di Shoki e Oni analizza l’uso della Messaggeria Istantanea nella comunicazione in lingua inglese fra studenti nigeriani, trovando un largo uso di simboli linguistici (ad es. acronimi, abbreviazioni) e non linguistici (ad es. emoticons) considerati di carattere “universale”. Laudadio e colleghi considerano gli effetti di diverse tipologie di tutoring, definendo l’importanza della funzione di “socializzazione degli errori” che esse consentono. L’articolo di Krikonis e Valsiner sostiene che l’uso di tecnologie quali la videoconferenza trasporti le attività di insegnamento/apprendimento in un luogo liminale, un’eterotopia, dove gli attori si uniscono in un’interazione simultanea che attraversa spazi e tempi. Infine Tateo presenta il software CoFFEE (Collaborative Face to Face Educational Environment) creato all’interno della ricerca Europea Lead, per sostenere il Problem Solving Collaborativo all’interno delle classi.

Perché si chiama “Qwerty”?
È il modo con cui viene denominata la tastiera europea. Si tratta delle prime lettere della riga più in alto nella tastiera e quest’ordine è stato introdotto perché, quando si cominciarono a usare le macchine da scrivere con le tastiere rispettose dell’ordine alfabetico, la gente andava troppo veloce e i tasti si aggrovigliavano. Allora furono mescolate le lettere in modo da rallentare la scrittura, successivamente, nonostante questo problema sia stato completamente superato, la tastiera è sempre rimasta così. Ebbene, commenta il direttore M. Beatrice Ligorio, “noi crediamo che questa sia una buona metafora dell’intreccio tra cultura e strumenti tecnologici. Infatti, le tecnologie basate sul computer costituiscono degli artefatti culturali presenti con diversi gradi di profondità nelle attività quotidiane di studio e di lavoro degli individui, dei gruppi sociali e delle istituzioni”.

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