Per rilanciare le risorse della poesia
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Che cosa è “Marsia”? Si chiama “Marsia” la rivista di poesia a tema che deve il suo titolo al mito del satiro omonimo che osò sfidare Apollo in una gara di canto. Piffero contro cetra: uno strumento povero e grezzo contro la sublime icona della poesia. Alla fine il dio simbolo della gloria letteraria condannò l’avversario sconfitto ad essere scuoiato vivo. La figura ribelle di Marsia incarna la lotta contro l’istituzione ufficiale. Di qui il carattere militante della rivista, che apre però anche al mondo accademico nella consapevolezza che un discorso autentico sulla poesia azzera le barriere del corporativismo intellettuale e gli steccati alzati dalle conventicole culturali. Nella direzione di non tracciare alcuna linea di confine rema anche la scelta di evitare di restringere il campo al Mezzogiorno, dal quale, non dimentichiamolo, la rivista è stata pensata. Perché Marsia? “Marsia” è il titolo di una rivista uscita a Roma nel 1957 e spentasi nel giro di un paio di anni. Al periodico collaborarono, tra gli altri, Giudici, Cassieri, Zanzotto, Solmi, Bertolucci e Sereni. A mezzo secolo di distanza si è deciso di far rivivere il nome di una testata gloriosa, oggetto di una sorta di congiura del silenzio da parte dei repertori e dei manuali tradizionali. In fondo le riviste non muoiono mai: sono come i fiumi carsici, che rimasti a lungo sotto traccia tornano a sgorgare con acque rinnovate. Ebbene, una rivista di poesia perché l’iniezione di reale per paradosso può arrivarci solo dal pensare e scrivere in termini poetici. La poesia come metodo euristico di approccio al reale, ma anche come terapia contro la tabuizzazione dei sentimenti. Ma tra le ragioni che hanno indotto il comitato redazionale a progettare una rivista ce n’è anche una editoriale. Che “Marsia” possa diventare, nelle mani di chi l’ha pensata e vuole svilupparla, uno strumento di richiamo e coagulo. Indice numero 0/giugno 2010 Il primo numero di “Marsia” è dedicato al tema della città. La prima sezione, dal nome “scorticamenti”, mette a nudo gli scenari urbani presenti nella letteratura tedesca tra Otto e Novecento (Maddalena Fumagalli), le memorie parigine di Giovanni Dotoli, le città mentali e reali vissute dal poeta Gregorio Scalise, e, in uno schema circolare, la Berlino post Muro (Michele Tortorici). Segue un’intervista a Giuseppe Goffredo, autore di un poemetto in versi su Bagdad. Quindi un set di liriche ispirate al motivo della città (“controversi”), recensioni (“scaffale”) e una rubrica d’arte (“graffiti”) in cui si dà conto di un’installazione di due performer pugliesi su un’ideale metropoli popolata solo da uccelli.
Salvatore Francesco Lattarulo è docente di lettere e collabora con la Cattedra di Sociologia della letteratura presso l’Università di Bari. Giornalista professionista e critico letterario, scrive per l’inserto regionale del “Corriere della Sera”. È direttore responsabile del semestrale “incroci”. Nell’ambito della letteratura pugliese ha pubblicato, in particolare, lavori su Cristanziano Serricchio e, tra l’altro, Verso levante. Un secolo di poesia pugliese (1913-2013), Stilo, Bari 2014.
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