Con l’espressione “ironia antropologica”, Clifford Geertz, che la coniò, intendeva indicare lo scarto che gli studiosi registrano, nel corso della ricerca etnografica, tra le loro aspettative e i comportamenti che si manifestano sul campo.
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Con l’espressione “ironia antropologica”, Clifford Geertz, che la coniò, intendeva indicare lo scarto che gli studiosi registrano, nel corso della ricerca etnografica, tra le loro aspettative e i comportamenti che si manifestano sul campo, tra la teoria e la dinamica concreta delle relazioni che instaurano con i loro interlocutori, tra i desideri, le conoscenze, le strategie dei personaggi che, a vario titolo, recitano sulla scena dell’indagine.
È una distanza che talvolta si fa evidente e rende espliciti incomprensioni e conflitti, talaltra resta latente e spinge le persone ad agire “come se”, stando al gioco, gestendo, volenti o nolenti, il disagio o il malinteso, o cedendo (può succedere) al rifiuto e alla voglia di fuga.
In questo libro, l’autore sviluppa il tema considerando una serie di casi e di situazioni che inducono a riflettere sulla natura composita e mobile del sapere antropologico, su quella convenzionale delle relazioni sociali, sul rapporto che gli uomini instaurano con l’ambiente e gli oggetti che li circondano. Imbriani incontra numerosi compagni di viaggio, qualcuno inaspettato, come Leopardi o Scotellaro, fino a raccontare una vicenda quasi surreale, che lo ha visto protagonista, suo malgrado.
Una nuova collana: Antropologia e Mediterraneo
La collana si propone di ospitare ricerche di carattere antropologico che riguardino aspetti, pratiche, fenomeni culturali che hanno luogo nell’ampia area del Mediterraneo, per antonomasia caratterizzata storicamente da attraversamenti, contatti, relazioni, conflitti, non per tentare di costruirne un’immagine uniforme, ma per documentarne la dimensione dinamica, la molteplicità, le trasformazioni, al di là delle somiglianze. I temi, di conseguenza, potranno essere estremamente vari: migrazioni, riti, saperi, patrimoni, politiche, territori. La collana si rivolge agli studiosi del settore, con uno sguardo attento agli studenti e a quanti nutrono interesse per questo genere di argomenti, presentandosi come strumento aperto alla riflessione e al dialogo.
Eugenio Imbriani è professore associato di Antropologia culturale e Storia delle tradizioni popolari presso l’Università del Salento (Lecce). I suoi interessi sono orientati allo studio del folklore, ai temi della cultura popolare, della scrittura e dell’esperienza etnografica, ai rapporti tra memoria e oblio nella produzione dei patrimoni culturali e delle identità locali. Ha prodotto numerose pubblicazioni, monografie, saggi apparsi su riviste, in volumi collettanei, atti di convegni; è direttore della rivista “Palaver”; dirige la Sezione etnografica del Museo Civico di Giuggianello (Le). Ha conseguito l’abilitazione nazionale alla prima fascia della docenza. Per Progedit ha pubblicato Sull’ironia antropologica (Bari 2014), La strega falsa (Bari 2017) e ha curato il volume Ernesto de Martino e il folklore (Bari 2020).
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