Quando Lello Midiana divenne pittore di quadri
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Fede nella Provvidenza, felicità per la guerra finita, la speranza che sorride alle candide aspettative di un futuro a un palmo di mano. L’illusoria certezza che il male non avrà più conti da presentare.
Questo raccontava Damiani nel suo precedente lavoro, Nel giardino di re Giacchino, manipolando con delicatezza i fotogrammi di gioie minori e sopportabili sconfitte. L’arcobaleno dei giorni metteva il vestito buono. Colonna sonora al film delle umane cose, la musica e la fisarmonica di mest Natuccio, musicista per vivere e operaio per sopravvivere.
In Quasi un battito di ciglia, lo strumento non ha più note. Nel giardino del silenzio, il sabato sera non si fanno più feste e le fanciulle in fiore le ha affatate la memoria. La velocità senza meta, l’allegria senza serenità hanno travolto la favola di ieri. Tutto è finito nelle tasche di una modernità priva di stupori, piena di smarrimenti.
Unica certezza, ciò che Lello Midiana farà della sua vita. Lello (non più Lelluccio) sarà pittore di quadri. L’oro e il piombo della creatività governeranno la sua esistenza, e quella di chi gli è accanto. Alla fine, solo alla fine, il protagonista si accorgerà che la vita “quasi un battito di ciglia è”.
Michele Damiani. Nato a Bari, negli anni Ottanta partecipa al gruppo Situazione 6 che promuove il muralismo. Molte le personali in Italia e all’estero (Giappone 1987; Miami 2000; Reims 2009). Ha pubblicato con Progedit tre raccolte di poesie (La memoria prestata; Di quel poco che resta; Perfette imperfezioni) e due libri di racconti (Nel giardino di re Giacchino; Quasi un battito di ciglia); con Quorum edizioni tre libri d’arte (Melograni; Itinerari della memoria; Fuor di metafora).
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