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Femminismo liquido

Femminismo liquido

Irene Strazzeri

Femminismo liquido

Ripensare la lotta e la cultura politica femminista.

Prefazione di: Antonella Cagnolati
Collana: In Limine
Anno di pubblicazione: 2019
Numero di pagine: 100
ISBN 978-88-6194-415-2 Tipologia Tag ,

Prezzo

15,00

L’illusione narcisistica dell’autocontrollo è oggi vertiginosamente alimentata dalle seduzioni della simulazione digitale dei processi sociali, da un lato, e dal dilagare di un’euforia pseudo-libertaria al godimento pulsionale, dall’altro.
La sociologia richiamata da Bauman, da una parte, non ha cessato di aiutarci a capire vite di scarto, paure endemiche e capri espiatori. Il femminismo, dall’altra, è intervenuto a liberarci da questa illusione pseudo-libertaria, in nome di una libertà più vera, inscritta in un orizzonte relazionale e politico solidale, non più narciso-individualistico.
Vi è il rischio, tuttavia, che le battaglie femministe, intese come movimento, finiscano col perdere la loro carica di liberazione, per un eccesso di istituzionalizzazione nella liquida governance globale. Dinanzi a questo le femministe sono chiamate a formulare una riconsiderazione critica, non solo della realtà, ma anche dei meccanismi di lotta e della propria cultura politica.

Irene Strazzeri

Irene Strazzeri è ricercatrice di Sociologia del mutamento presso l’Università degli Studi di Foggia. Da anni focalizza le sue ricerche sulla differenza sessuale e sul riconoscimento, sui mutamenti sociali trasfigurabili in innovazioni concettuali della teoria sociale, sul femminismo come rivoluzione nel modo di conoscere e praticare il mondo. Ha pubblicato: Post-patriarcato. L’agonia di un ordine simbolico (Roma 2014); per Progedit, Verità e menzogna. Sociologie del postmoderno (2010), Femminismo liquido. Dalle origini al cyborg (2019). Ha curato volontariamente l’archivio di storie di vita delle donne ospiti presso il Centro antiviolenza e antitratta “Libera” della Provincia di Lecce.

Giusi Antonia Toto

Giusi Antonia Toto è dottore di ricerca in Educazione, Comunicazione e Formazione presso l’Università degli Studi Roma Tre e cultrice della materia in Psicologia e Sociologia presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Foggia. I suoi interessi di ricerca si concentrano su abilità cognitive, metodologie didattiche e consumo sociale delle tecnologie. Ha firmato numerose pubblicazioni scientifiche nazionali e internazionali e ha partecipato a convegni internazionali sulla prassi didattica in diversi contesti.

  • Femminismo liquido. Dalle origini al cyborg è il nuovo libro di Irene Strazzeri, edito da Progedit per la collana “In limine”, di Davide Laviano

    17 Dicembre 2019

    Femminismo liquido. Dalle origini al cyborg è il nuovo libro di Irene Strazzeri, edito da Progedit per la collana “In limine”.
    Di Davide Laviano

    L’obiettivo del testo lo chiarisce Antonella Cagnolati nella sua prefazione: “l’analisi contenuta nel volume, intende porsi nel dibattito sempre più complesso elaborato nella contemporaneità, adducendo come fondamentali strumenti di indagine non solo le imprescindibili teorie di Bauman sulla società liquida, bensì una notevole quantità di studi teorici di notevole spessore per operare il complicato tentativo di comprendere lo stato dell’arte del femminismo attuale”.
    La critica femminista ha conosciuto un periodo di rapida crescita negli ultimi trent’anni al punto di poter essere considerata uno dei filoni più importanti e incisivi delle teorie critiche e Irene Strazzeri si posiziona nel solco di questa tradizione.
    Ricercatrice di Sociologia del mutamento presso l’Università degli Studi di Foggia, ha da tempo  concentrato le sue attività di indagine sulla differenza sessuale e sul riconoscimento, nonché sul femminismo come pratica rivoluzionaria nel modo di approcciare al mondo e di farne esperienza.
    E’ ancora opportuno parlare oggi di due femminismi, quello dell’uguaglianza e quello della differenza? E’ lecito utilizzare l’espressione post-femminismo coniata negli ultimi anni ed entro quali limiti? E’ possibile una concezione del femminismo come movimento storico e sociale di liberazione delle donne a seguito della “crisi del soggetto”, elaborata dalla filosofia e dalle scienze sociali? Ha ancora un senso parlare di ondate al fine di attuare una periodizzazione del movimento femminista?
    Sono questi alcuni degli interrogativi a cui il testo si propone di dare un’interpretazione attraverso un dibattito serrato che chiama in causa le esponenti teoriche di maggior rilievo del femminismo, a partire dalle sue origini fino agli sviluppi più recenti.
    Strazzeri si pone al centro del nodo gordiano del dibattito femminista, il cosiddetto “dilemma della differenza”, decostruendolo, senza tranciarlo di netto, attraverso una rilettura critica delle teorie femministe degli anni sessanta, settanta e ottanta, ridando così il giusto respiro ad una discussione ricca di spessore concettuale ma altrimenti asfittica. 
    Se un dilemma è una situazione nella quale qualcuno deve scegliere tra due alternative insoddisfacenti, cosicché la scelta finale è sempre un risultato indesiderabile, quello femminista si presenta come “un dilemma apparentemente privo di soluzione: esigere l’uguaglianza a partire dall’affermazione della propria differenza”, per usare le parole della storica Joan Scott, citata dalla stessa autrice.
    Si ripropone un annoso quesito per le donne: essere uguali o diverse? L’analisi dei problemi creati dal dilemma e del perché siano così paralizzanti spinge l’autrice a cercare soluzioni più faticose e foriere di cambiamenti.
    Del resto il superamento del dilemma è un passo di fondamentale importanza poiché i concetti e le strategie coinvolte in esso sono quelli di cui i gruppi femministi si sono serviti nella loro lotta per eliminare la discriminazione e la subordinazione delle donne e l’autrice ripercorrendone le tappe ne rivela la loro valenza produttiva, aiutandoci  a capire i meccanismi che rendono il dilemma così pericoloso per il dibattito femminista, attraverso la loro riorganizzazione sotto un’altra forma, mostrando in tal modo come esso possa essere adeguatamente riconosciuto e combattuto.  
    Le femministe sono figure scomode per la società, eppure oggi ci confrontiamo con un ulteriore paradosso: il femminismo sembra aver conquistato non solo una nuova visibilità, ma essere diventato popolare, mainstream, per usare un termine più specifico “istituzionalizzato”. Il femminismo del terzo millennio, o femminismo di terza ondata, “che raccoglie i frutti della seconda (e anche della prima), delle interpretazioni, talvolta controverse del femminismo dell’uguaglianza e del femminismo della differenza…” per usare le parole dell’autrice, corre il sottile rischio di essere inglobato nel femminismo di Stato, “favorendo sempre di più i settori tecnocratici della società a discapito degli elementi ideologici e di principio che sottendono il movimento e l’agenda femminista.”
    Quali sono dunque le sfide che si trova ad affrontare il femminismo di terza ondata, quali le lotte  e soprattutto è ancora possibile un’ agenda politica femminista o la crisi del soggetto in un’epoca “di crisi dell’identità e di piena immersione nel costruzionismo, non solo di genere ma anche del sesso” come dice Irenze Strazzeri, ne mina alle fondamenta ogni possibilità concreta di attuazione?
    L’autrice propone risposte chiare,  tessendo un filo che ridona continuità al discorso femminile e lo riporta all’oggi, in un’epoca in cui dirsi femministe sembra essere tornato accettabile, legittimo e persino necessario e il rischio con cui ci confrontiamo è quello di un femminismo liquido, incluso nei programmi statali delle pari opportunità. 
    I capitoli conclusivi del testo sono dedicati ad una descrizione efficace dei processi di inclusione/esclusione dal mercato della formazione e della conoscenza e di femminilizzazione del lavoro  in epoca neoliberista mentre infine si tracciano le linee dell’elaborazione teorica del cyberfemminismo il cui intento è quello di “rileggere in chiave postmoderna le opposizioni binarie della cultura occidentale e quindi riuscire a superare le pratiche di assoggettamento socio-culturale insite nell’ordine dicotomico di genere” per usare le parole di Giusi Antonia Toto autrice dei due contributi.
    Femminismo liquido è un libro politico nel senso più genuino del termine e Irene Strazzeri pensa la politica in termini di azione, il che comporta la decostruzione dell’autofondatezza del soggetto e la sua iscrizione nel tumulto delle relazioni che fanno dell’identità personale qualcosa di problematico e non predefinito da una qualche razionalità unilaterale; inoltre il suo è un linguaggio politico in quanto fa riferimento a questioni rilevanti a livello collettivo, come le modalità dell’essere-insieme. Se gli esiti della riflessione delle filosofe prese in considerazione sono di alto valore euristico ciò lo si deve alla capacità dell’autrice di proiettare l’oggetto indagato, il femminismo, entro una struttura sincronica e diacronica di relazioni al fine di individuare continuità e differenze,  consentendo così di capire la complessità delle controversie sull’eguaglianza e la differenza attraverso una analisi del contesto in cui nascono.
    Perché la storia delle donne è un universo sconfinato e l’autrice sa dimostrarcelo, attraverso un testo che studia le donne e il loro ruolo nella storia, avendo l’acume di non rimanere imprigionata negli steccati delle categorie e delle aporie, antiche e recenti.

    Davide Laviano

  • Recensione di Melissa Montuori a “Femminismo liquido” di Irene Strazzeri

    17 Dicembre 2019

    Ha ancora senso oggi parlare di due femminismi: quello dell’uguaglianza e quello della differenza? E’ questa la questione principale che si pone “Femminismo Liquido” (Progedit,2019), sottotitolato “Dalle origini al cyborg”, l’ ultima pubblicazione di Irene Strazzeri, in cui l’autrice analizzando lo storico dilemma su cui si è fondata la teoria femminista, non solo arriva a definire le sfide future che il pensiero femminista dovrà sostenere, ma riflette su ciò che il dibattito ha realmente prodotto per permetterci di avanzare, oggi, verso nuove tipologie di femminismo, in grado di perpetrare la trasformazione delle società nella direzione di un mondo più femminista, il che significa semplicemente, un mondo con più uguaglianza e più libertà. Negli ultimi due decenni, la teoria femminista si è trovata praticamente intrappolata nella cosiddetta “crisi del soggetto”, che tradotta nelle opere delle teoriche femministe della terza ondata, determina l’impossibilità di una politica coesa, in un unico soggetto: le donne. La messa in discussione della categoria “donne” lascia il femminismo senza soggetto e, di conseguenza, senza la possibilità di promuovere, scrive Strazzeri, politiche femministe finalizzate all’ inclusione, possibilità che hanno dato senso, finora al femminismo come movimento storico e sociale di liberazione delle donne, che considera la politica come azione protesa al progresso sociale, politico e culturale e/o simbolico del gruppo a nome del quale parla. Tuttavia questa visione della politica, come mezzo-fine, potrebbe aver trasformato il femminismo in un movimento che ha come scopo prioritario il miglioramento della società e che finisce con l’identificare tale miglioramento con la ragione stessa della libertà e dell’uguaglianza delle donne. Il problema sta proprio nel fatto che tutte le conquiste in materia di parità di diritti delle donne rischiano di essere vagliate al filtro del beneficio che potrebbero rappresentare per l’intera società. Il femminismo del Terzo Millennio, scrive Antonella Cagnolati nella sua prefazione, corre anche il rischio subdolo di essere inglobato nel “femminismo di Stato”, oppure nelle agende del welfare delle varie istituzioni che si occupano professionalmente di parità e di diritti umani: il rischio di una pervasiva istituzionalizzazione è alto e potrebbe minare il conseguimento di rivendicazioni sostanziali che sono insite nelle politiche che vanno praticate (e non solo teorizzate) a favore delle donne. La cosiddetta “prospettiva di genere” delle politiche di welfare esercita la depoliticizzazione delle donne, ancor più se parliamo di gruppi di donne escluse, anche a causa di altri caratteri identitari quali l’etnia, il livello culturale, economico o sociale- si concretizza trasformando le donne in clienti dei servizi di un’agenzia privata, incaricata di fornire la protezione sociale che dovrebbe essere gestita dallo Stato. In tal senso le femministe sono consapevoli, che l’alleanza con lo Stato in vista dell’elaborazione di strategie atte a concretizzare la parità comporta un continuo riposizionamento delle donne, che non permette di qualificarle definitivamente come attrici politiche. Davanti a questo, le femministe, scrive Strazzeri, sono portate a formulare una riconsiderazione critica, non solo delle agende, ma anche dei meccanismi di lotta. La sfida risiede nel fatto che la lotta per l’uguaglianza tra gli uomini e donne non finisca per essere fagocitata, attraverso l’autocensura, dal discorso istituzionale, il quale, pur definendosi “femminismo di Stato”, è quasi impossibile da distinguere dalle proposte acritiche e tecnocratiche che spesso il potere ufficiale offre come risposta alla disuguaglianza. Se il femminismo si è sviluppato cercando un’autenticità di relazioni, per cancellare l’inautenticità della discriminazione femminile, grazie al web questa ricerca di relazioni autentiche oggi può divenire pratica concreta, attitudine incoraggiata dal funzionamento stesso del mezzo impiegato (internet), per sua natura circolare e reciproco. Giusy Antonia Toto, nel saggio finale del libro, si concentra sul rapporto tra femminismo e media; il femminismo contemporaneo diventa cyborg. I primi segnali di femminilizzazione dal web, sembrano giungere dai blog al femminile ai servizi della P.A. al femminile. Come i primi movimenti femministi affermano la propria soggettività attraverso la parola, anche le cyberfemministe contemporanee diffondono e condividono con loro identità attraverso una parola che è sì virtuale, ma semanticamente pregna della lotta per i diritti delle donne a un livello globale. Da ultimo si può affermare che il libro di Irene Strazzeri è un urlo al mondo, per dire oggi più che mai, che il femminismo è vivo e che lotta per la libertà femminile e per la valorizzazione della differenza sessuale. “Femminismo Liquido” è un libro che scuote le coscienze e che porta a chiedersi: non è forse vero che se il femminismo sta vivendo anni d’oro è perché questi, sono anni terribili per le donne? La sfida femminista è di non piegarsi al disastro della contemporaneità, significa fare i conti con la propria situazione, agendo e reagendo, contro chi vuole violentare e assoggettare l’essere donna. La dura aggressione che i luoghi delle donne stanno sopportando da parte delle istituzioni dimostra, effettivamente, quanto sia necessaria la lotta femminista oggi.

    A cura di: Melissa Montuori

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