INTERVISTA ALL’AUTRICE : Maria Luisa Sgobba vive a Bari, dal ’97 svolge l’attività di giornalista televisiva.
D – In questa sua prima opera editoriale si parla del bullismo giovanile. Come mai ha usato, quale forma narrativa, la filastrocca e non quella magari del romanzo ?
R – La rima esalta la bellezza della parola ed io sentivo la necessità di trasmettere concetti semplici, ma che ritengo fondamentali, con leggerezza e musicalità. Nella memoria dei bambini il suono delle parole resta anche quando il loro significato non è immediatamente compreso e, come accade per un ritornello musicale, la rima può tornare in mente a distanza di tempo, illuminando anche tutte le sfaccettature del messaggio. L’invito a riflettere sull’uso delle parole si lega poi bene al tema del bullismo: imparare a comunicare è l’antidoto alla violenza e alla prepotenza.
D – Sorprende la prospettiva, usata nel racconto, dal punto di vista del bullo e non delle vittime (che spesso in letteratura sono i protagonisti delle storie) perchè una tale scelta ?
R – Le potenziali vittime sono rappresentate dai bambini del villaggio che devono difendersi da un ingombrante e pericoloso coetaneo, ma hanno un’arma vincente: sono uniti, giocano, ridono e suonano insieme. Bullo invece resta vittima della sua prepotenza che finisce con l’isolarlo da tutti, ma è pur sempre un bambino e il suo desiderio di integrarsi lo porterà a cambiare quel destino che per lui sembrava già segnato.
D – Per finire si parla dei bambini per riferirsi ai genitori (un pò come quando si dice : “parlo alla nuora perchè suocera intenda”) quali strumenti, oltre ad una sana lettura, dovrebbe adottare la società per debellare questo fenomeno ?
R – Dovrebbe nutrire speranza. I bambini esprimono spesso con i loro atteggiamenti capricciosi o prepotenti, solo forti disagi. Sta all’adulto condurli a superare queste fragilità, spesso invece sono gli adulti stessi che, più o meno consapevolmente, le enfatizzano con comportamenti, esempi o suggerimenti sbagliati. Oggi sono proprio gli adulti ad avere più bisogno di capire come comportarsi nel loro ruolo di educatori.