Ottocento ragazzi, creativi e curiosi, al loro esordio letterario, raccontano la singolare storia di amicizia e solidarietà vissuta da un paio di mocassini rossi.
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Quali virtù si possono nascondere in un paio di mocassini rossi, in raffinata pelle di cervo? È quello che possiamo scoprire mettendoci al seguito di ottocento ragazzi, creativi e curiosi, che hanno accettato la scommessa della scrittura per raccontare una singolare storia di amicizia e solidarietà, riflettendo al tempo stesso sui limiti di uno stile di vita sregolato e sprecone.
Attraversando rocambolesche avventure che pagheranno “sulla loro pelle”, due scarpe vanitose scopriranno che essere utili è meglio che essere esclusive, raffinate ed eleganti e impareranno a guardare le cose in modo nuovo, con quel voler vedere che è condizione essenziale di ogni guardare umano.
Scrivere è viaggiare, nella propria vita e nelle vite di altri, mettendo insieme frammenti, esperienze, sensazioni, briciole che segnano un sentiero… Un passo dietro l’altro, senza sapere dove porterà il cammino ma tanto non importa, è l’andare il vero senso dell’avventura.
OSA – Ottocento Straordinari Allievi Nella scuola, come nella vita, bisogna osare. Soltanto chi “osa” (e se lo impone come imperativo) può raggiungere obiettivi importanti e appaganti. L’Italia può essere considerata la patria della scrittura collettiva, che muove i suoi primi passi nel lontano 1929, con Lo zar non è morto, scritto dal futurista “Gruppo dei Dieci” guidato da Filippo Tommaso Marinetti. La Scuola di Barbiana di don Milani pubblica, nel 1967, Lettera a una professoressa, che fissa anche alcuni significanti principi metodologici, superando per la prima volta la “staffetta” in favore di una vera concertazione nella produzione del testo. Nel corso degli anni, diversi altri esempi si sono succeduti. Ma, per la prima volta, è la scuola che si cimenta in un’operazione ambiziosa e necessaria al tempo stesso. Un testo narrativo a più mani costituisce, per i giovani autori – Ottocento Straordinari Allievi –, una palestra dove crescere lavorando direttamente sull’opera assieme ai più esperti (i loro infaticabili insegnanti di Italiano), come un giovane Michelangelo a bottega dal Ghirlandaio.
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