Enzo Verricchio recensisce “Il processo penale al tempo del pretore”, di Leonardo Rinella, su “Il Corriere Nazionale”

Enzo Verricchio recensisce “Il processo penale al tempo del pretore”, di Leonardo Rinella, su “Il Corriere Nazionale”

Enzo Verricchio recensisce Il processo penale al tempo del pretore, di Leonardo Rinella, su “Il Corriere Nazionale”

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Il fallimento del processo penale all’americana nel libro di Rinella

Rinella, pm alla Falcone

Leonardo Rinella, da molti detto “Duccio”, è stato uno dei maggiori protagonisti della cronaca giudiziaria barese negli anni difficili della lotta alla criminalità più o meno organizzata tra gli Ottanta e i Novanta del secolo scorso.

Dapprima giovane pretore, poi passato alla pubblica accusa come sostituto procuratore, assurto alla direzione della Procura della Repubblica circondariale di Trani e infine ritornato volontariamente sostituto alla direzione distrettuale antimafia di Bari, in una sorta di autodegradazione carrierale che lo stesso Rinella non mancò di sottolineare quale paradosso dell’organizzazione dirigenziale dei tribunali italiani.

Era l’epoca di massima considerazione dell’opinione pubblica verso i magistrati. Il pool milanese e Falcone/Borsellino erano entrati nei cuori degli italiani combattendo eroicamente i politici corrotti e i criminali mafiosi.

Rinella, come il suo collega Nicola Magrone, era noto a tutti e tutti conoscevano il suo carattere burbero e determinato, la sua incorruttibilità, la solerte disponibilità ad ascoltare le ragioni di ciascuno, in primis gli umili e gli oppressi. Insomma, Rinella a Bari e ovunque era considerato un modello di pm da ammirare ed emulare. In fondo, potrei dire che questo modello di magistrato, chiaramente ispirato a Giovanni Falcone, era molto di moda ed è certo che ad esso si sia ispirato anche l’ex “sceriffo” Michele Emiliano, sia prima che durante la sua fortunata esperienza politica.

Ma Rinella, a differenza di Falcone, Di Pietro e di Emiliano, e allo stesso modo di un altro suo collega, Angelo Bassi, quest’ultimo all’epoca procuratore aggiunto della Repubblica di Bari, non aveva alcuna inclinazione per la politica, essendo troppo schivo e sincero per risultare simpatico all’opinione pubblica, quanto piuttosto preferiva la saggistica e la letteratura. Sia Rinella che Bassi amavano scrivere, raccontare, col gusto per la storia e con la responsabilità della sua costante revisione, anche quando si trattava di smascherare i difetti in seno allo stesso ordine magistratuale al quale entrambi appartenevano. Fu proprio Rinella a difendere Angelo Bassi quando fu sottoposto a procedimento disciplinare davanti al CSM; consapevole dell’innocenza del collega e amico, Rinella si andò ancora una volta controcorrente difendendo un uomo che, inviso ai colleghi della DDA, stava subendo una gogna mediatica senza precedenti e che alla fine venne prosciolto come Tortora da tutte le accuse ma ne morì di lì a poco.

Nel 2004 Rinella pubblicava “Il processo a Gesù” nel quale senz’altro teneva bene a mente la sorte subita da Bassi e il suo ultimo romanzo “La rivolta” del 1997, nel quale il compianto magistrato metteva in luce lo stravolgimento delle regole di giustizia e la “mutazione antropologica” (concetto ideato dall’ex presidente della Corte di Appello di Bari, Vito Marino Caferra, nel bellissimo “Il magistrato senza qualità” del 1996), in atto nella magistratura italiana in senso esasperatamente condizionato dagli aspetti mediatici e carrieristici.

Data: domenica 26 Giugno 2016
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