Femminicidi e storia giudiziaria
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Nei processi della prima metà del Novecento studiati da Emanuela Angiuli, sulle tracce delle violenze ascritte al delitto d’onore sul corpo delle donne, affiorano storie apparentemente spente, eppure presenti nella memoria invisibile di tante giovani donne.
Sono le vite di tante femminilità ridotte ad archetipi di esistenze sospese, in bilico tra realtà e finzione, tra vita e sogno, tra inquietudine esistenziale e razionalità, proprio come i destini emersi nelle narrazioni investigative condotte nei Tribunali.
Contro le sfumature dei sentimenti, le storie narrate trovano nella difesa della struttura patriarcale dell’onore maschile il termine dominante, feroce sentimento che, attraverso gli atti istruttori e dibattimentali chiusi nei processi per uxoricidio, scivola per mille rivoli, arriva nelle stanze più segrete dei rapporti coniugali, di quanti si amano o più banalmente si piacciono, ne esplora le ombre, alimenta gelosie, scava fra i sospetti.
Infine l’onore si arma, aggredisce, in nome della reputazione sociale che non risparmia nessuno.
Emanuela Angiuli, antropologa e storica dell’arte, ha diretto la Biblioteca De Gemmis di Bari e la Pinacoteca Giuseppe De Nittis di Barletta. Ha realizzato mostre importanti in Italia e in Francia: “Giuseppe De Nittis. La modernité élégante” (Parigi 2010, Petit Palais), “Duilio Cambellotti. Le grazie e le virtù dell’acqua” (Bari 2015). Ha pubblicato inoltre Incanti e scoperte. L’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano (Cinisello Balsamo 2011), L’odore della luce. Il mondo femminile nella pittura dell’Ottocento e del primo Novecento (Cinisello Balsamo 2015).
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