Un oggetto di design, il cavatappi Anna G., prodotto dall’azienda Alessi e disegnato da Alesando Mendini, diventa il pretesto per raccontare la vicenda della progettazione industriale italiana.
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Un oggetto di design, il cavatappi Anna G., prodotto dall’azienda Alessi e disegnato da Alesando Mendini, diventa il pretesto per raccontare la vicenda della progettazione industriale italiana. Questa va intesa come una realtà che ha il suo prologo nella cultura artistica del primo Rinascimento, e in cui s’innesca quel processo di produzione d’oggetti, legati all’idea del bello oltre che alla funzione, per rappresentare adeguatamente una committenza allargata a nuovi ceti sociali interessati a quel gusto per gli oggetti d’arte destinati a ingentilire gli eleganti contorni del quotidiano. Se oggi possiamo parlare del design italiano come di una forma d’arte a cui conferire il suo decoro, intendendo la progettazione industriale come un sistema particolare dell’attività estetica, ciò è dovuto all’effetto di una profonda e radicata cultura storico-artistica a cui esso nei fatti appartiene. Ma per un’indagine più completa e approfondita occorre far dialogare i territori del design e della produzione d’oggetti d’arte con altre realtà in cui essi stessi sono coinvolti. Nel libro si dipana il filo di una narrazione fatta di indagini sui rapporti tra committenza e progettista, sui mutamenti socio-culturali intercorsi nel passaggio da un’economia di tipo fordista a una cosiddetta dell’accumulazione flessibile, così come si analizzano le connessioni tra una cultura figurativa italiana tra gli anni ’70 e gli anni ’80 e i territori coevi del design, la cui ricerca e sperimentazione, proprio in quegli anni, raggiunge alte punte di dibattito critico e di vitalità di pensiero. Si individuano e si spiegano così le origini di una storia vera, quella del design italiano, pensato nella sua connotazione di atto creativo che assegna alle forme il recupero di scritture evocative e simboliche, di segni che guardano alla tradizione e alla memoria, affinché la realizzazione di un prodotto possa essere interamente vissuta e non consumata.
Roberta Roca, storica dell'arte, ha conseguito la Laurea in Lettere Moderne a indirizzo storico-artistico presso l'Università di Bari e il Diploma di Specializzazione in Storia dell'Arte presso l'Università Federico II di Napoli; dal 1997 collabora con la cattedra di Storia delle Arti Applicate presso l'Università di Bari.
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