Su Letteratitudine, Antonio Di Grado parla di “La verità di Iago” di Ettore Catalano

Su Letteratitudine, Antonio Di Grado parla di “La verità di Iago” di Ettore Catalano

Fonte: LetteratitudineNews

“La verità di Iago” di Ettore Catalano (Progedit), 21 febbraio 2022

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di Antonio Di Grado

Il giallo non è tra i colori che prediligo. Ma fra i tanti libri (troppi?) che indossano quel colore mi piace talvolta fiutare la qualità, fidarmi di uno: ultimo La verità di Iago, firmato da Ettore Catalano, edito da Progedit.
Ne ha date di gomitate, quel genere letterario, la detective-story, per imporsi all’attenzione di noi critici, fintamente accigliati e selettivi, in realtà solo pigri! Pensate che fino all’altroieri un importante scrittore, per liquidare un suo collega, dichiarava in un articolo che il romanzo giallo è sempre da biasimare perché mira a una facile ricomposizione di traumi e misfatti, sottraendoli alla lotta di classe. Arsenico e vecchi merletti tardo-marxisti.
Invece un grande giallista elvetico, Friedrich Glauser, aveva scritto: «Non sottovalutate il racconto poliziesco: oggi è l’unico mezzo per diffondere idee ragionevoli». No, non è l’unico ma, quando non è un futile giochino da settimana enigmistica, è vero che scava, illumina, smaschera. Chi oserebbe sminuire la statuaria possanza del Maigret di Simenon, e restare insensibile alla sua umanissima vocazione di “accomodatore di destini”? Chi non ha amato il Marlowe di Chandler, il suo smagato sarcasmo, il suo profilo segnato da lividi e carezze? Ma soprattutto: chi non è andato a scuola da uno Sciascia o da un Dürrenmatt, autori di “gialli di idee”, dove il romanzo è intriso di analisi critica e di digressioni speculative tanto da sconfinare nel saggio, e dove l’indagine, dell’inquirente e più dell’autore, piuttosto che i personaggi riguarda e severamente interroga le idee che incarnano?
A quest’ultima scuola, e in particolare al magistero di Sciascia, si è iscritto Ettore Catalano, professore onorario di letteratura italiana nell’università del Salento e autore di parecchie importanti monografie sui nostri scrittori; ma autore, anche, di gialli ben costruiti, nei quali lo spessore problematico che è la cifra dello scrittore-intellettuale non inceppa, anzi direi che lubrifica, la macchina romanzesca che è scorrevole e godibile.
Perché quello Iago del titolo? Già, proprio lui: il personaggio dell’Otello di Shakespeare solitamente ritenuto una bieca creatura del Male. Ebbene, il vicequestore Donato Tanzarella indaga a Brindisi (miserie e splendori d’una città co-protagonista) sulla salma sconciata d’una bella e facoltosa giornalista televisiva e, tra un amore avvizzito da congedare e uno nuovo da battezzare, trova il tempo ma soprattutto le letture giuste (suggeritegli da un amico più colto) per venire a capo dell’enigma. Proprio come i detective di Sciascia; o come Sciascia stesso che, alle prese col caso Majorana o con l’affaire Moro, trova la soluzione nel cappello di Charles Bovary o nelle ficciones di Borges.
E Tanzarella e i suoi interlocutori tra un interrogatorio e un’autopsia fanno cenno, tra gli altri, proprio a Borges e a Sciascia; anzi di quest’ultimo riecheggiano certe profondità come la sua diuturna contemplatio mortis, e chiariscono come in un saggio critico certi temi infinitamente e vanamente discussi come quello della giustizia, là dove lo scrittore siciliano – e non si potrebbe dir meglio – è «esposto al dubbio di conciliare, fin dove possibile, la legittimità del diritto con la coscienza evangelica che incita a evitare il giudizio».
Ma sarà proprio lo Iago dell’Otello, liberato dall’aura diabolica che l’ha accompagnato per secoli e restituito alla sua tragedia interiore in cui amore e odio coesistono e si confondono, a fornire la chiave del “giallo”; e questo perché solo la letteratura, fra tutte le forme della conoscenza, agevolmente si addentra nella «complessa meccanica della casualità», tra le imprevedibili conseguenze della “indeterminazione” (Heisenberg è debitamente citato da Catalano), nel dominio multiforme e metamorfico della possibilità.
E tutto, enigma ed eros, indagini poliziesche e intellettuali, nella Verità di Iago è disposto con cura, senza ibridazioni: il romanzo, per dirla con James Bond, è “agitato, non mescolato”, come il Martini shaken, not stirred prediletto da 007.


Data: lunedì 21 Febbraio 2022
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