Alfredo Sgroi recensisce “Un’infezione latente” di Ettore Catalano su Mangialibri.it

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Di seguito un estratto.

UN’INFEZIONE LATENTE
Articolo di Alfredo Sgroi

Come dappertutto c’è aria di festa a Ostuni, la notte di Capodanno. Ma l’atmosfera festiva non contagia il commissario Tanzarella, che non ama i riti collettivi e preferisce smarcarsi dalla massa. Perciò resta in servizio e, puntualmente, si trova a fronteggiare una difficile situazione. Perché il crimine, semplicemente, non fa festa. Così accade che la villa di un agiato commerciante venga distrutta nottetempo da un incendio probabilmente doloso. I suoi inquilini scampano da morte certa quasi per caso e, all’arrivo del commissario, il commerciante nega di avere ricevuto minacce da chicchessia. A funestare la notte è però anche un altro evento, stavolta più cruento: è consumato un duplice omicidio. Vengono trovati due cadaveri totalmente nudi e privi di documenti. Difficile capire le ragioni del delitto e scoprire l’identità degli ignoti. Uno dei due uomini è però di colore, e questo potrebbe giovare a scoprire l’arcano. Il che accade regolarmente. Si tratta infatti di un estroso musicista americano arrivato in Puglia a cercare una nuova fonte di ispirazione. E a consumare veloci amplessi omosessuali. Tanzarella deve effettuare le sue indagini muovendosi su un doppio binario: da una parte c’è la pista della criminalità organizzata, la cui fitta trama di interessi malavitosi ha finito per coinvolgere il malcapitato; dall’altra l’ambiente omofobo e violento degli estremisti di destra. Il commissario può contare sulla preziosa collaborazione di una vice molto accorta. Fondamentale è anche il puntiglioso medico legale. La matassa è però molto ingarbugliata e il commissario deve agire con circospezione, muovendosi in un ambiente malsano: in una Puglia che è lo specchio di un Paese ricco e sfatto…

In una società in frantumi, Taranzella trova qualche momento di sollievo nelle sue letture. Ma si tratta, appunto, di brevi momenti di tregua di fronte al dilagare dell’imprenditorialità criminale e mafiosa e di una delinquenza spicciola non meno pericolosa. A complicare il tutto c’è poi il pesante clima politico che favorisce il proliferare di una violenza demenziale di matrice neofascista. Sfilano così nelle pagine del romanzo di Ettore Catalano tipi nettamente definiti. Che agiscono in un angolo apparentemente privilegiato del meridione, ma che potrebbero anche operare altrove. Si tratta di un vero e proprio blocco del male contro il quale, con i poveri mezzi forniti da uno Stato latitante, debbono combattere le forze dell’ordine. Un male che si può arginare, ma le cui ragioni profonde non vengono intaccate. Perché ci vuole ben altro che l’opera meritoria di un commissario di provincia, per quanto abile, e dei suoi collaboratori. Ci vorrebbe una revisione del sistema, di cui però non si intravede nessuna traccia. Il riscatto, quando è possibile, è perciò affidato unicamente alla buona volontà dei singoli. La narrazione procede tra ipotesi smentite e rivelazioni improvvise; tra deviazioni dal corso principale, che infittiscono e complicano la trama del racconto, e divaganti riflessioni estetiche e politiche. Con una prosa semplice, non banale e impreziosita a tratti da un lessico decisamente raffinato.

Data: mercoledì 16 Febbraio 2022
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