Fonte: giannellachannel.info
Ricominciare dalla natura, con la poesia: dal Tavoliere pugliese i versi vegetali di Grazia
Nel suo nuovo libro la poetessa degli ulivi Stella Elia conferma la fiducia nella natura, il suo valore sacrale e primigenio, in un momento in cui l’emergenza sanitaria ci ha costretti a ripensare al nostro rapporto con il patrimonio ambientale e a rimetterci in contatto con un’armonia antica
TESTO DI SERGIO D’AMARO
La più recente raccolta poetica di Grazia Stella Elia, Alle radici dei versi (prefazione di Pietro Sisto, Bari, Progedit, 2020, pp. 142, € 15) conferma e rafforza la sua intatta fiducia nella natura, mentre trova il timbro psicologico più adatto per esprimerne le molteplici risonanze. La nostra autrice (presentata in passato su questo blog) è una sensitiva nel significato tutto emozionale della sintonia col creato, di cui registra ogni moto, ogni cambiamento, ogni sussulto. Lei che proviene da una lunga convivenza con gli ulivi, monarchi assoluti della Puglia, lei che è stata definita la “poetessa degli ulivi”, non poteva non scorrere tutta la tastiera delle forme di bellezza che la natura offre. Ma forse dietro questo empito lirico, c’è una ragione maturata all’appuntamento col periodo storico che ci sta davanti: l’emergenza sanitaria ha riacceso le antenne sulla salvaguardia del patrimonio naturalistico, ci ha costretti a porci di fronte all’inquinamento globale e al globale riscaldamento che inquieta le coscienze più attente.
Le composizioni di questo libro, stese nel decennio che ci lascia, con scrupolo di date in calce, nella sua città che è Trinitapoli, tra le vive saline e il magico Castel del Monte, hanno l’aspetto frequente di una lode innalzata ai fiori e alle piante, al vento, al sole, alla luna e sembrano modulati secondo un non nascosto spirito francescano, esprimendo il ringraziamento per l’abbondanza e il benessere che le singole essenze trasmettono allo spettatore sensibile. Stella Elia è un’ottimista e resta testardamente fedele alla singolarità della sua terra, rivelando un forte sentire intimo e quasi di simbiosi con la sua terra in cui si riconosce e a cui è riconoscente. Il testo, ad esempio, Se mai potessi, esprime uno dei culmini di questo sentimento incoercibile, dove tutto il suo essere si ritrova, impegnato in una vera e propria “ulivizzazione”:
Se mai potessi
a un ulivo antico
rimanere abbracciata,
nella pace più vera,
più dolce, più sacra
mi addormenterei.
Scorrerebbe senza lasciar tracce
il tempo
e in una dimensione
mi troverei
di primordiale era
con l’originaria semplicità
di un mondo
appena nato.
È un processo di identificazione naturale e storica quello che concerne la nostra poetessa di Trinitapoli, preoccupata anche giustamente delle cose non perfette o addirittura inquietanti che occupano la nostra epoca tanto travagliata (come la Grecia umiliata dalla sua profonda crisi economica, Grecia che fu faro di cultura nel mondo). Non mancano i flashback come quello di Celle San Vito, il più piccolo comune della Puglia appollaiato sul Subappennino dove Grazia mosse i primi passi della sua onorata professione di maestra e ancora attuale antidoto a ogni mondo consumistico e alienato. Il buon senso antico, insomma, è messo in tensione col moderno, ma senza invocare rivoluzioni e senza intenti polemici, ma utilizzando il linguaggio fermo, secolare, autorevole delle piante che ci circondano e che non smettono di trasmetterci il loro appello costante all’armonia cosmica e a un sottaciuto sentimento religioso.