Cara Francesca,
di ritorno da Firenze, ho letto il tuo racconto e scorso le raffinate illustrazioni.
Sei stata brava ad assumere il punto di vista di tua figlia e a raccontare non il tuo ma il suo “vuoto nella pancia” (che la lega alla mamma “di pancia”) e il bivio nel quale vive tra le seduzioni del nostro benessere e l’incanto della neve, degli alberi e della libertà di un’altra landa e di un altro tempo.
La scansione quasi strofica dà alle pagine l’aspetto di un canzoniere, una raccolta di versi insoliti, versi lenti e lunghi, epigrammi per bambini.
Tra le altre mi ha colpito la pagina 14, dove è interessante la descrizione dei pathemata della rabbia “rossa”, con spunti saffici, come il “fuoco” o la vista (“non vedo più nulla”).
Colpisce soprattutto la capacità di descrivere con gli occhi di una bambina dettagli speciali, dai pantaloni dei maschietti, agli odori, come quello di “formaggio intenso”, ai “vuoti” della memoria, alle “mancanze”, allo “smarrimento”.
Un abbraccio affettuoso,
Francesco De Martino