Devo dire che questo libro lo leggo con interesse e piacere. Mi piace il suo ritmo lento, che asseconda i ricordi e le atmosfere che evoca e, in fondo, rispecchia il modo in cui si viveva allora. Ho scoperto tanti modi di dire che furono i miei e ormai sono desueti, tanti giochi di ragazzi del mio paese, tante affinità con il mio modo di pensare sull’educazione dei ragazzi che dette ora sembrano bestemmie.
Non so se altri possano condividerlo ma il valore del libro sta proprio nella sua possibilità che ciascuno riviva attraverso di esso le sue esperienze giovanili, il rapporto con i genitori e parenti etc., che sono simili nel significato pur cambiando gli episodi. Sono istantanee della sua vita che sembravano perse e rivivono in modo del tutto inaspettato. Io non avevo il gelso, ma insieme ai miei amici avevamo un enorme carrubo su cui ci arrampicavamo e ne avevamo fatto il nostro rifugio. Ma in qualche giardino c’erano i gelsi e quando la vicina di casa ci portava un cesto di gelsi rossi era come far parte dell’Eden.