“Bullo Macigno” di Maria Luisa Sgobba
Dalla Rubrica LaPugliaChePubblica
Protagonista del libro Bullo Macigno di Maria Luisa Sgobba con le illustrazioni di Chiara Gobbo (Progedit, pp. 40, euro 15,00) è un bambino oltre misura figlio di Mamma Cisterna e Monte dei Maschi, due genitori altrettanto smisurati e prepotenti capaci solo di insegnare la regola della prevaricazione. “Impara a comandare!” è il loro motto e l’enorme bambino non si fa certo pregare, abituato com’è a prendersi tutto quello che vuole e a farne l’uso che più gli è congeniale: il campanile come sonaglio, il tendone del circo come ombrello, le bimbe del paese come caramelle. Tutti lo temono e lo evitano: quando lui appare, un gigante che spunta all’improvviso in mezzo ai monti, i bambini spariscono e il silenzio inghiotte le loro voci.
Ma la storia di questo bullo ha un finale inaspettato, diverso da quello di molti altri ragazzini artefici di atti di bullismo e in quanto tali abituati a perseguitare i loro coetanei con angherie di ogni tipo. A Bullo Macigno quei bimbi che suonano mille strumenti nella piazza piacciono e la musica che producono lo emoziona. Ma soffre, perché non può afferrarla e alla fine si ritrova sempre solo. E allora chiede alla sua mamma, sorpresa da una tale richiesta, come fare ad ottenere le parole di quei bambini. Le parole però non si possono conquistare con la forza si possono solo scambiare, perché ogni parola racchiude un sentimento: coraggio, amicizia, sorriso, armonia…
Sorprende di questo libro non solo la prospettiva rovesciata secondo cui viene proposta un’esperienza di bullismo: il punto di vista non di chi subisce ma del bullo stesso, evidentemente cresciuto come tale anche e soprattutto a causa dell’educazione ricevuta. Ma stupisce ancor di più la forma narrativa adottata dall’autrice per raccontarla: la filastrocca, sorella gemella della poesia. Una successione ritmata e rimata di parole che si inseguono e armonizzano tra loro, producendo, soprattutto nella lettura ad alta voce, una musicalità che cattura e diverte. Le illustrazioni vivaci, con le silhouette morbide dei personaggi e i colori decisi, fanno da cornice alla storia e accrescono la forza evocativa della filastrocca.
Un libro per educare, adulti e bambini, all’uso democratico delle parole contro ogni forma di violenza. Parole che come ponti uniscono le diversità.
Giovanna Baldasarre
Fonte: puglialibre.it