“I racconti della pentola” di V. Stagnani scelti per il progetto “Ripartiamo dalla pasta”

“I racconti della pentola” di V. Stagnani scelti per il progetto “Ripartiamo dalla pasta”

Fonte: CoratoLive.it

MERCOLEDÌ 29 APRILE 2015 ATTUALITÀ

L’iniziativa, promossa dal Pastificio Granoro, in collaborazione con la Factory del Gusto e l’amministrazione penitenziaria, è giunta alla terza edizione
Nel carcere di Trani pasta e letteratura offrono nuove prospettive di vita
Terza edizione per “Ripartiamo dalla Pasta”, l’iniziativa del Pastificio Granoro, in collaborazione con la Factory del Gusto. Novità: le lezioni saranno accompagnate dalla lettura di un libro sull’alimentazione

C’è una pasta che non nutre solo la “carne”, ma l’anima. Che restituisce la dignità del saper fare e, insieme, una prospettiva di vita. Una pasta, insomma, che sa di speranza.
È quella che dieci detenuti del carcere di Trani sapranno preparare a partire dal prossimo 12 maggio, grazie al progetto “Ripartiamo dalla Pasta”, giunto alla terza edizione. L’iniziativa, promossa dal Pastificio Granoro, in collaborazione con la Factory del Gusto e l’amministrazione penitenziaria, è giunta alla terza edizione e – a giudicare dall’entusiasmo della direttrice dell’istituto, Bruna Piarulli – è destinata ancora a far parlare di sé.
Quest’anno, il progetto vedrà coinvolti gli uomini del penitenziario maschile, dopo il successo delle due edizioni precedenti nell’omologa struttura femminile, che ha segnato non solo la vita delle detenute, ma l’esperienza dei protagonisti.
«È stato molto emozionante – dirà l’amministratore delegato di Granoro, Marina Mastromauro – perché alcune di loro avevano maturato un distacco sia mentale che emotivo dal quotidiano. Avevano perso il piacere e anche il ricordo della preparazione; con questo percorso sentivo che recuperavano quel rapporto con i gesti quotidiani».
Le modalità del progetto sono quelle ormai collaudate: i tecnici di Granoro e gli chef della Factory “serviranno” sei lezioni sulla preparazione della pasta. Teoria e pratica del processo di lavorazione industriale saranno le basi per comprenderne le caratteristiche intrinseche, quando dallo studio si passerà ai fornelli. Poi, la consumazione dei primi, una sorta di verifica di quanto appreso, sarà quel momento conviviale che solo la tavola sa costruire. Alla fine del corso, il rilascio di un attestato segnerà, anche simbolicamente, la possibilità di ripartire.
Le opportunità di lavoro nell’agroalimentare, settore che ha saputo resistere ai colpi della crisi economica, sono così tangibili da essere sottolineate a più riprese dai relatori, infatti.
«Abbiamo pensato di creare delle opportunità anche lavorative, perché i detenuti di oggi non tornino nel circuito delinquenziale, come dimostrano i dati statistici». Sono le parole di una delle rappresentanti dell’amministrazione penitenziaria intervenute, Paola Ruggeri.
Lo spirito sociale dell’iniziativa è rimarcato dalla responsabile dell’area “trattamentale” dell’istituto: «È utopia – dice Elisabetta Pellegrini – pensare che i detenuti possano rientrare nella società senza una base economica».
Di «un modello di detenzione» ha parlato Rosa Musicco, funzionaria dell’amministrazione penitenzieria regionale, secondo cui «un territorio così sensibile si prende cura della sua sicurezza, grazie ad esempi di integrazione e partecipazione come questo». Un modello «che va ripreso in altre strutture».
Che si tratti di una mano tesa verso il tessuto più lacerato della società lo conferma Salvatore Turturo. «A noi – chiarisce l’amministratore della Factory del Gusto – arrivano richieste di figure professionali nel settore della ristorazione, e questa è una preparazione spendibile nel mondo del lavoro».
Prospettive di vita nuove, insomma, che sono «una speranza per il futuro», secondo mons. Giannotti, vicario dell’Arcivescovo, perché «non è la severità che conta, ma il rispetto delle regole con entusiasmo».
La novità di questa terza edizione non è solo nei destinatari. A ciascuna delle lezioni sarà accompagnata la lettura di un libro dedicato all’alimentazione, scelto dalla referente dei Presidi del Libro di Corato, Angela Pisicchio. «Perché il momento della lettura collega il cibo alla storia e alla cultura» chiosa Marina Mastromauro. Diversi i testi portati “in tavola”, è appena il caso di dire: dai “Racconti della pentola” di Vittorio Stagnani (Progedit) a “Storia di semi” scritto da Vandana Shiva per Feltrinelli.
Insomma la cultura, si sa, è come il sale, rende tutto più saporito.

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