“Noi rianimiamo” di G. Ancona recensito su “Salento Medico”

“Noi rianimiamo” di G. Ancona recensito su “Salento Medico”

da: “Salento Medico”, Anno XXXVIII n°1, Gennaio-Febbraio 2015.

Articolo di Dino Levante.
“Dottore, lei è quello che mi addormenta”?
NOI RIANIMIAMO. ANTROPOLOGIA SEMISERIA DELL’ANESTESISTA RIANIMATORE

Negli anni Ottanta, per chi si aggirasse nelle sale operatorie, era facile scorgere un poster dal titolo ammiccante: «L’anestesista ideale». Era rappresentato una specie di uomo bionico dotato di specifiche caratteristiche: tre occhi capaci di scrutare ovunque; numerose braccia pronte ad intervenire sul malato e sulle diverse apparecchiature, c’è chi ricorda il «dito tacitatore di infermiere»; ai piedi veloci pattini a rotelle mentre sulle spalle una imbracatura con due bombole di ossigeno; e, per concludere, una bella trovata che strappava da sola un sorriso di compiacenza, una grande vescica e un piccolo stomaco, perché nessuna necessità fisiologica potesse umanizzarlo.
Quasi un totem per l’intera categoria!, una categoria che ha sempre oscillato dalla orgogliosa consapevolezza di essere plasmati per le attività eccezionali della quotidianità medica (come le sale operatorie, le rianimazioni e le terapie intensive), e la frustrazione di una professione ingrata con molte responsabilità e scarse soddisfazioni di ogni tipo.
Chi non rammenta il nome del chirurgo che l’ha operato?, e quanti sanno il nome del proprio anestesista?, eppure il 59rischio anestesiologico, tolte rare eccezioni, è ben più grave del rischio chirurgico!, è di anestesia che si muore, non certo di ernia o appendice!
«Dottore, lei è quello che mi addormenta?», chiede il paziente sul lettino operatorio; «No – rispondeva l’anestesista – io sono quello che la risveglia!», e scusate la sottigliezza.
Giovanni Ancona (nato a Triggiano nel 1941, dopo la laurea in Medicina e Chirurgia, nel 1969 si è specializzato in Anestesiologia e Rianimazione), apre diversi spiragli su questa realtà sconosciuta ai più e riconosciuta da pochi, e lo fa narrando episodi che segnano le giornate di quei medici che non appaiono e difficilmente vengono ricordati, ma che tutti, almeno una volta nella vita, vorrebbero al proprio fianco; capaci e preparati, naturalmente.
Il testo di Ancona non è un trattato di Anestesiologia e Rianimazione, ma il racconto di mezzo secolo vissuto nelle sale operatorie e nei Centri di rianimazione e terapia intensiva (l’autore ha lavorato come Aiuto presso l’Ospedale «F. Fallacara» di Triggiano; dal 1994 al 2006 è stato Primario del Servizio di anestesia e rianimazione e Direttore del Dipartimento di chirurgia dell’Ospedale «Di Venere» di Bari-Carbonara).
Una sorta di antropologia professionale dello specialista, descritta alla maniera “lieve” preferita dall’autore e sviluppata in una successione di episodi realmente vissuti o totalmente inventati. Il piglio è ironico, leggero, a tratti dissacrante, ma sempre bonario, segnatamente nei rapporti con i parenti stretti, i chirurghi, com’è nello stile di chi da sempre appassionato di letteratura, si cimenta nella scrittura di racconti di ricordi e d’invenzione (nel 2011 e nel 2012 con i racconti La cilindrata e La consegna del latte, Ancona ha vinto, rispettivamente, il secondo e il primo premio del Concorso letterario nazionale “La vita nei piccoli comuni tra tradizione e innovazione”, organizzato da Omnia Eventi di Piacenza, e nel 2012 ha pubblicato la raccolta di racconti dal titolo La memoria lieve, edita da Giuseppe Laterza).
Oggi che il medico è sempre più spesso al centro di episodi di vera o presunta malasanità e di accese polemiche sui mass media, qual è lo stato d’animo? Quali sono i rischi che incombono su questa figura professionale? Nel libro viene schizzato un ritratto a tutto tondo di un medico speciale sul quale gravano da sempre responsabilità ciclopiche, sicuramente diverse da quelle di cinquant’anni fa.
Gli aspetti pionieristici e artigianali di allora si sono evoluti, favoriti dalle innovazioni tecnologiche e dall’informatica, e hanno promosso i progressi della moderna chirurgia, compresa la trapiantologia. Gli oneri e le responsabilità non sono mutati, anzi.
Se è vero che «divinum est sedare dolorem», l’autore non disdegna di “indurre” nel lettore anche la contemplazione di un’umanità variegata, con sfumature che spaziano dal comico al dramma.

Giovanni Ancona, Noi rianimiamo. Antropologia semiseria dell’anestesista rianimatore (Bari, Progedit, 2014, pagine 208, euro 20).

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