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Libri, la solitudine del bullo sconfitta dal dialogo

di Luciano Anelli

Al Flying Circus Temporary Smallpress and Bookstore, libreria temporanea nel Borgo antico di Bari, chiusa ieri, sono stati radunati gli amici per far conoscere in anteprima, il libro filastrocca “Bullo Macigno”, della collana Briciole edita da Progedit, prima esperienza letteraria di Maria Luisa Sgobba, corrispondente del TG5 di Mediaset, strappata dalle vicende del traghetto incendiatosi al largo delle coste pugliesi, che stava seguendo appunto per il Tg.
Le illustrazioni contenute numerose nel libro sono di Chiara Gobbo, illustratrice torinese a tempo pieno, avendo collaborato con diverse case editrici italiane ed ottenuto diversi riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali di illustrazione.

La filastrocca “Bullo Macigno” è nata prima in forma verbale, essendo il personaggio massiccio che ricorreva spesso nei racconti serali di Maria Luisa Sgobba ai suoi due figli. Per gioco, la sua storia è stata trascritta in rima, una storia di conquiste: amicizia, crescita e gioco, capaci di smontare solitudine e sopraffazione.
Bullo Macigno, infatti, è un bambino fuori misura. La sua mole e, ancor più, la sua educazione, lo portano a prevaricare sugli altri bambini. I suoi comportamenti finiscono per fargli guadagnare sia quel nome che l’emarginazione. Tutti gli abitanti del villaggio lo scansano e lui risponde aumentando capricci, proteste e minacce. Figlio di due enormi personaggi, Bullo deve diventare vincitore e prepotente per somigliare al padre, mentre la mamma tenta di inculcargli qualche saggio suggerimento, però accontentando tutti i suoi capricci. Le risate, l’amicizia e il gioco di squadra degli altri bambini, però, lo conquistano a tal punto che Bullo troverà il modo per farsi accettare, imparando il linguaggio e le regole della convivenza. Anche i bambini smetteranno di aver paura di quel coetaneo gigante e lo aiuteranno a tirar fuori, dal bullo che era, l’amico che voleva essere. È il dono di questa filastrocca, “dedicata ai bambini ma certamente – come scrive don Claudio Burgio nella prefazione – destinata agli adulti e a tutti quelli che non si sottraggono all’impegno e alla gioia dell’educare”.

Don Claudio Burgio ricorda che la filastrocca con le sue semplici rime diverte ed arriva diretta ai piccoli, ma anche ai grandi.” E’ la storia della sofferta solitudine di un”bullo” e del suo stesso prorompente desiderio di comunicare. E’ stato come ritrovare di colpo, attraverso il suono delle parole e la magia narrativa, il volto dei tanti ragazzi incontrati in questi anni nel Carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. Sono bulli, come “quel colosso venuto su prepotente a più non posso”, ma anche fragili nella loro nascosta solitudine e disperazione. Per entrare in dialogo con loro occorre “trovare le parole”. Ma non c’è vera comunicazione senza comunione.” Compagnia, armonia, coraggio”: tutte parole importanti perché nasca un rapporto educativo.
La filastrocca insegna quanto i bimbi assorbano le gesta dei grandi facendole proprie, ma loro hanno la capacità di superare, con facilità e senza dietrologie, ostacoli comunicativi, tipici dei grandi, insegnando che con la parola ed il sorriso si sgretola ogni forma di violenza e sopraffazione”.

Buon inizio per l’affermata giornalista Maria Luisa Sgobba che, nell’incontro fra amici, in attesa della Prima, ha dialogato con la giornalista Elisa Forte, direttora del portale di informazione cittadeibimbi.it e promotrice del festival di letteratura per l’infanzia e ragazzi “Cittadeilibri”. Ha letto alcuni brani della filastrocca, interloquendo con i bimbi presenti, che ha fatto disegnare sul tema, Valentina Calvani, responsabile dell’associazione di promozione sociale LibroLab.