Sergio Bisciglia, con il suo testo “L’immagine della città nel cinema”, edito da Progedit, si propone di analizzare i rapporti che intercorrono tra l’immagine cinematografica e l’immagine della città contemporanea, attraverso un’analisi dell’evoluzione di quest’ultima come oggetto/soggetto all’interno della settima arte. L’epifania di un testo del genere la si trova illustrata nelle prime pagine, l’urgenza nasce da “un motivo di disagio (…) dato dalla riproposizione (…) di pochi e noti film con l’obiettivo di offrire delle rappresentazioni visive della città contemporanea e delle sue trasformazioni”. La città viene letta come luogo cinematografico, come location, come spazio abitato da emozioni, un organismo in continua evoluzione, insieme alle trasformazioni sociali che lo accompagnano negli anni, ed il cinema costituisce “una forma di rappresentazione privilegiata della dimensione prettamente urbana di questa trasformazione”.
L’analisi di Bisciglia, ricercatore e docente di Sociologia urbana presso il Politecnico di Bari, viene condotta attraverso ampi e accurati approfondimenti sulle interazioni tra cinema e sociologia. La “spazializzazione” della città nei territori filmici, lo “sguardo transcalare” o “lo sguardo celestiale”, così definito da De Certeau, sono tra le tematiche affrontate nel testo da Bisciglia. La rappresentazione del territorio è affrontata in modo analitico, attraverso l’evoluzione delle immagini cinematografiche; il contesto urbano viene descritto non solo come luogo fisico ma anche ideologico, come nel caso di Chinatown, di Roman Polanski, che “ci indica come un film possa rappresentare ideologicamente e selettivamente una situazione o un fatto reale e a sua volta possa influenzare la stessa realtà”.
“L’immagine della città nel cinema” è un’opera stratificata densa di rimandi, non vengono lesinati riferimenti a testi fondamentali per il cinema, come quelli di Emile Zola, dai cui scritti sono state tratte più di sessanta riduzioni cinematografiche, a partire dal 1902 con l’adattamento de L’Assommoir, da parte di Ferdinand Zecca, ma vengono prese in considerazione anche opere mediatiche contemporanee come le serie tv, da Desperate Housewifes, a Sex and the city, senza dimenticare I Simpson.
Il volume di Sergio Bisciglia affronta in maniera esaustiva ed accurata i rapporti tra l’immagine cinematografica ed il territorio urbano, con uno sguardo sociologico approfondito, avvalendosi di un linguaggio che, pur non rinunciando all’accuratezza scientifica, risulta agile e godibile anche per un pubblico privo di profonde conoscenze specialistiche. Il testo offre interessanti spaccati sulle società in trasformazione, sui riflessi sociali cristallizzati all’interno delle immagini cinematografiche e descritti con le parole esperte di un addetto ai lavori. Bisciglia confeziona un saggio appassionato, arricchito da una preziosissima raccolta di fotografie, Uno scritto appassionato e competente che rapisce il lettore e lo conduce per mano tra rappresentazioni urbane e immagini filmiche; un cine-occhio in viaggio tra le architetture di uno spazio urbano in movimento ed in continua mutazione, tra dettagli, vedute, interni ed esterni, spazi e territori.
Sentieri Selvaggi