Il paesaggio della letteratura italiana

Il paesaggio della letteratura italiana

Un’originalissima scrittura con pagine di letteratura italiana per evidenziare l’importanza del paesaggio nella storia. Madre Natura è l’emblema mistico e affascinante che concerne l’etica e l’estetica del tempo.
Il tempo per volontà della natura è eterno, l’effimero non può più aver senso per l’umano: questo l’incipit che intreccia l’intero libro di Giovanna Scianatico, “Il paesaggio della letteratura italiana”.
Il paesaggio, le città assumono ruoli ben definiti, assurgono ad un tempo eterno, per dirla alla Bergson, o ad una memoria mai perduta.
L’autrice ha scelto accuratamente passi della letteratura italiana che oltre ad essere superbi di storia e bellezza, rievocano immagini, paesaggi di città bellissime, che lo stesso Nietzsche decantava rivolgendosi alla sua Torino, con la fervida speranza che la città non possa cambiare aspetto.
Emerge la metafora del passaggio in un  paesaggio che c’era e si crede ci sia e tale rimarrà in eterno, grazie anche a capolavori – in parte riportati nel libro – quali “La Divina Commedia” di Dante Alighieri, il “Canzoniere” di Francesco Petrarca, “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso.
Si respira sublimità senza dubbio grazie all’intento di Giovanna Scianatico di portare alla luce “Il paesaggio della letteratura italiana”.
Si legge: «Il Canal Grande, con le sue svolte serpentine, non cede in bellezza ad alcuna strada del mondo non vi è spazio che regga il confronto con quello antistante piazza San Marco: alludo al grande specchio acqueo che è quasi abbracciato in forma di mezzaluna dalla città vera e propria». (p. 73). Queste le parole di Goethe nel descrivere in forma magica una realtà, il paesaggio veneziano.
Così come si leggono straordinari i versi di Gabriele D’Annunzio “La pioggia nel pineto”: « … Ascolta. Piove / dalle nuvole sparse. / Piove su le tamerici / salamastre ed arse, / piove su i mirti / divini, / su le ginestre fulgenti / di fiori accolti …». (p. 100). Che consolazione idilliaca per l’animo di ogni lettore che si accosta allo scritto di Giovanna Scianatico, ode e immagina un paesaggio reso incantato  dai versi di D’Annunzio.
Sembra scorgere il concetto di Natura osannato dal movimento romantico lo “Sturm und Drang” che nacque alla fine del Settecento per il quale la natura viene riscoperta ed esaltata come forza onnipotente e creatrice di vita, le viene persino strettamente connesso il “genio” come forza originaria che crea, che regola. E questa forza geniale eccentrica è completamente invasa e pervasa in  “Il paesaggio della letteratura italiana”.
Ed ancora bellissima descrizione di Ungaretti del paesaggio foggiano: «Fontane monumentali! Certo in tutta la Puglia l’acqua potabile ha un valore di miracolo, e c’erano nella regione zone più secche, tutto sasso; ma dove più amabile mi parrà la voce della volontà, se non in quest’acqua ultima arrivata? Spezzando la luce del sole, è la più festosa di tutte. L’amante del sole, l’hanno chiamata i poeti (…)». (p. 119). Grandezza della Natura e miseria umana stridono delicatamente in questo passo di Ungaretti, trabocca l’immensità, la bellezza eterna del paesaggio in misurata contrapposizione, quasi rassegnata dell’uomo che nulla può e deve nei confronti di Madre Natura.
Ciò che mi piace evidenziare nell’importante lavoro di Giovanna Scianatico, realizzato chiaramente con cura, è la manifesta bellezza dei paesaggi ricordati in “Il paesaggio della letteratura italiana” e il dovuto rispetto che ogni essere umano, in quanto parte integrante di questo progetto straordinario,  ne gode i benefici e pertanto deve tutelare – ciò che i grandi della letteratura italiana hanno fatto con la scrittura – il patrimonio naturale paesaggistico italiano.

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