Un sentiero ostico quello che percorre Ettore Catalano nel suo ultimo libro, "Strategie di scrittura nella letteratura italiana", pubblicato in questi giorni da Progedit. Il percorso critico attraverso cui l’autore conduce i suoi lettori si snoda lungo un imponente arco di secoli: partendo dal XIII per giungere sino all’alba del XXI, l’opera spazia dal fiorentino Dante Alighieri al sanseverese Andrea Pazienza. Questo lungo viaggio, reso possibile da una visione della letteratura disposta ad accostare personaggi apparentemente così diversi e lontani, è un’imperdibile occasione per scoprire le infinite metamorfosi della letteratura italiana. In una selezione di attraenti suggestioni “avventurose”, la scrittura si misura con l’indicibile e il non rappresentabile, vincendo una sfida titanica e imponendo la complessità di una parola che dice e reinventa il reale. Sublimando in destino poetico la sconfitta passione della vita, la parola scritta crea così, quasi dal nulla, le basi della lingua e della letteratura italiana. Nel libro si susseguono le letture dantesche, la palude della retorica montiana, le storie di Massimo D’Azeglio – autore su cui troppo spesso si sorvola con uno scettico sorriso –, le tentazioni siciliane di Pirandello e quelle di Vittorini, con il suo profetico disporsi in simboli e figure. E ancora, i poeti Raffaele Nigro e Cristanziano Serricchio, schegge di lancinante modernità col loro attraversamento di saghe, cantari e miti mediterranei. Catalano li osserva ambedue tesi, per vie diverse, alla ricerca di una parola poetica o narrativa capace di raccontare le infinite suggestioni della malinconia di vivere e della necessità di inventarsi storie per sopravvivere. La provvisoria conclusione – o meglio, una delle provvisorie stazioni del viaggio dentro le forme della letteratura e le strategie della sua scrittura – sta forse nell’apocalittica operazione di Andrea Pazienza. Il suo sconvolgimento sistematico della territorialità dei linguaggi artistici, l’onirismo e le pulsioni distruttive di un talento artistico sempre sull’orlo del precipizio sono trattati con percezione acuta dall’autore che, qualche pagina più in là, arriva ad accompagnare il lettore nei luoghi di Antonio Caiulo. In quella dimensione sospesa tra nevrosi, follia, ellissi sostitutive e un amore che divide e lacera, lì dove Caiulo riapre l’antica ferita tra la parola e il mondo che essa vorrebbe raccontare, riscoprendo la verità del buio.
Catalano non si avvicina certo senza competenza all’ardua tematica: professore di Letteratura italiana nell’Università del Salento, è prolifico autore di saggi, articoli in rivista e libri sull’Otto e il Novecento italiani, ma il suo campo di studio non trascura neppure la letteratura contemporanea e regionale. Impegnato anche in un’intensa attività di drammaturgo e di regista teatrale, dirige collane di saggistica letteraria e presiede il Comitato di Brindisi della Dante Alighieri.