L’eleganza e la raffinatezza dell’Inghilterra vittoriana balza immediatamente alla vista sfogliando il libro di Federica Troisi, "Salvatore Bacile di Castiglione. Un nomade salentino nell’Inghilterra vittoriana", confermata dalla lettura che ne enfatizza lo stile in commistione con sapori e odori di un nomade di terra salentina.
Sublime il lavoro di ricerca storica dell’autrice che offre al lettore la conoscenza di un aristocratico salentino, Salvatore Bacile di Castiglione nell’affascinante Inghilterra dando testimonianza di quanti siano stati i viaggiatori pugliesi in altre nazioni. Adotta la metafora del viaggio Federica Troisi che attrae ad una sorta di incantata vita di un uomo in una terra sconosciuta che non è quella pugliese. Il viaggio diventa un modo per conoscersi, scoprire la propria identità e questo accadeva sia per gli inglesi e americani che si spingevano sin sulle coste salentine, la Magna Grecia, che per i pugliesi desiderosi di esplorare luoghi lontani.
Il passato – si è alla fine degli anni dell’Unità d’Italia – aiuta ad una riflessione in un presente che invece comporta spesso viaggi di speranza, di costrizione a quelli che un tempo potevano essere considerati percorsi di arricchimento personale, di curiosità che muove il pensiero ad ingegnarsi come accade ad esempio a Giacomo Lacaita che ottenne a Londra il titolo di Baronetto, o Giuseppe De Nittis, pittore barlettano. Così come avviene allo stesso Salvatore Bacile di Castiglione, al quale Federica Troisi dedica con puntualità e cura l’intera opera odeporica, dando la possibilità di rivivere una bellissima e romantica permanenza che richiama a volte le descrizioni virgiliane.
A partire dall’Ottocento i Bacile si distinguono per sobrietà, armonia familiare e generosità nei riguardi dei più deboli. Esterofili e viaggiatori appassionati.
Scorrendo le pagine del libro la storia diventa sempre più coinvolgente, così come conducono in paesaggi bucolici i dipinti su tela di Salvatore Bacile. Ogni dipinto richiama un’immagine vivida legata alle tradizioni di Spongano e ai momenti di solitario pensare trascorsi a Londra. Dimostra di essere un abile pittore e l’autrice ha saputo coglierne in questo modo la bellezza, offrendo al lettore un viaggio entusiasmante.
Federica Troisi adotta uno stile semplice, fluido e magico che più che avvenimenti storici si ha l’impressione di leggere un libro fantastico, di fiabe per quanto emerge in modo evidente l’amore e la passione per la ricerca e l’attenzione acuta nei riguardi di qualunque lettore.
Salvatore Bacile è uno dei primi pugliesi a recarsi in Inghilterra a fine Ottocento. Scrittore, pittore, critico d’arte, è anche uno dei primi a dimostrare una mente evoluta che abbatte gli schemi del tempo come ad esempio sulla figura della donna che scopre avere un ruolo egemone in Inghilterra. E a ben vedere, per tal motivo pensa che si tratti di una nazione evoluta e civile. Come dargli torto. Sarebbe curioso sapere in questo momento storico quale pensiero rivolgerebbe all’Italia e al suo Salento.
Molti sono gli scritti dedicati a Londra nei quali parla di una città ricca, libera, ma anche tirannica e tenebrosa riferendosi alle descrizioni "infernali" della nebbia, delle buie stazioni della metropolitana che scorre in un "budello di tenebre e fumo fra due pareti nere e bituminose" (p. 39).
Troisi riporta magistralmente le fonti scritte relative alle domeniche londinesi e le notti vissute dallo scrittore salentino; mentre assume le caratteristiche poetiche e arabesche il viaggio compiuto in Scozia.
Leggere "Salvatore Bacile di Castiglione. Un nomade salentino nell’Inghilterra vittoriana" incanta, affascina, stupisce proprio come gli occhi di un uomo curioso e attento, fa conoscere realtà nuove grazie al lavoro certosino dell’autrice, una storia singolare di esploratori che in quell’epoca erano mossi da spirito critico – si pensi al londinese Phileas Fogg nel romanzo di Jules Verne "Il giro del mondo in 80 giorni".
Documenti di notevole importanza che testimoniano la riesumazione di un passato considerevole. Non solo, inducono a riflettere – oggi – noi viaggiatori distratti e facinorosi, dediti ai facili consumi e apprendisti definiti turisti che ci lasciamo travolgere dalla vacanza, senza averne appreso a volte il senso e il significato non soltanto estetico, ma intrinseco all’essenza reale del luogo che più o meno abbiamo scelto di visitare.