Le magnifiche visioni della cinepittura digitale

Le magnifiche visioni della cinepittura digitale

Il cinema aspira “a tornare ad essere quella pittura che era stata già ‘cinematografica’ prima dell’invenzione del cinema” per diventare “finalmente un’arte della rappresentazione ma con il pieno controllo delle immagini e dei colori sullo schermo-tela”. Con questa premessa e la citazione dei casi di Lynch e Balaguerò, Godard e Antonioni, il volumetto di Angelo Moscariello dedicato a Cinema e pittura, con sottotitolo Dall’effetto-cinema nell’arte figurativa alla "cinepittura digitale" (pp. 152, 20 euro), lancia subito esche irresistibili per gli appassionati di cinema e di arte in generale. Tra i titoli più recenti dedicati al cinema dalla casa editrice Progedit, guidata dal 1997 da Gino Dato con Marina Laterza, il libro di Moscariello parte dalla definizione di Lumière come “l’ultimo dei pittori impressionisti e il primo cineasta della storia“ per un percorso affascinante che rintraccia i segni anticipatori del cinema nella grande pittura del passato, esplora i sentieri comuni e le distanze tra le due arti visive, fino ad annunciare l’avvento della cinepittura digitale, chiamando in causa ancora Lynch insieme a Greenaway, Rohmer e l’Avatar di Cameron: oggi il cinema non si limita più a riprodurre pittura, ma la produce direttamente avvalendosi delle tecnologie disponibili. Suggestive le pagine centrali con gli accostamenti, attraverso concetti e immagini, tra Antonioni e Degas, Hitchcock e Vermeer, Wenders e Magritte, Pasolini e Rosso Fiorentino e molti altri registi e pittori.

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