Rossella Trabace recensisce “In punta di stella” sul «Corriere del Mezzogiorno»

Rossella Trabace recensisce “In punta di stella” sul «Corriere del Mezzogiorno»

In punta di stella. Baccelliere e Carone scelgono racconti e disegni per narrare la Shoah ai piccoli lettori


«Il posto delle stelle è in cielo – pensava con i gomiti puntati sul tavolo e la penna stretta fra i denti – che bisogno c’era di cucirle sugli abiti degli uomini?». Chissà quanti bambini se lo saranno chiesto, mentre le loro nonne o le loro mamme erano intente a cucire stelle a sei punte sui loro cappottini. Chissà quante domande, poi. Chissà quante (benevole) bugie. E quante verità soltanto intuite.
Non è facile spiegare l’odio ai bambini. Eppure l’esercizio critico della memoria richiede che le giovani generazioni si facciano carico anche dell’orrore, proprio perché quell’orrore resti vivo e fermo nel tempo, come monito perpetuo. Ci provano quindi Anna Baccelliere e Liliana Carone, intrecciando i rispettivi linguaggi per Progedit, che edita In punta di stella, piccola e delicata antologia di «Racconti, pensieri e rime per narrare la Shoah» (Bari 2012, pp. 92, euro 15). E per narrarla ai più piccoli fra i lettori, utilizzando dunque forme narrative che permettano di accedere al loro piccolo – grande – mondo. Parole chiare, quindi, storie semplici, addirittura filastrocche, attraverso le quali lasciar filtrare il racconto dell’Olocausto senza dettagli macabri, che in questo caso si rivelerebbero inutili, se non dannosi ai fini della sedimentazione del messaggio. Sono poi le immagini di Liliana Carone a fornire alla narrazione un tocco di levità supplementare: bambini e stelle a sei punte, trenini e filo spinato, orsetti di pelouche e casupole dai tetti rossi realizzano infine il delicato intreccio di straordinari orrori e ordinaria quotidianità infantile. Con dettagli che agli adulti – insegnanti o genitori che siano – spetterà illustrare con altrettanto garbo. Pensiamo a quella casupola (il forno «di mattoni rossi vicino alla medicheria») che nasce sulla testa d’un bimbo o finisce in fila con le altre su un binario morto. O a quei numeretti in fila su un avambraccio. A quelle uniformi a righe. O a quelle onnipresenti stelle: le stelle sui vestiti, sugli alberi, per terra e tutt’intorno, le stelle che «son fatte per stare in cielo» e invece sono dappertutto, chissà perché.
Un «piccolo scrigno di risorse didattiche», lo definiscono quindi gli editori di Progedit (pensando anche al «Piccolo alfabeto illustrato della Shoah» realizzato in appendice) che mandano questo libro in giro proprio in concomitanza con la Giornata della Memoria, quel 27 gennaio che arriva ogni anno a ricordarci di ricordare. Prima di cominciare quindi il suo inevitabile percorso nelle scuole, In punta di stella sarà presentato ufficialmente proprio nell’ambito delle celebrazioni pugliesi, che da ormai sette anni si sviluppano lungo un arco temporale ben più ampio confluendo nel cartellone del «Mese della Memoria» voluto dall’assessorato regionale alla Cultura e realizzato dai Presìdi del Libro. Mercoledì 30 gennaio (ore 17), Baccellieri e Carone (entrambe insegnanti, fra l’altro) saranno ospiti della Biblioteca Provinciale Santa Teresa dei Maschi insieme all’editore Gino Dato e alla pedagogista Franca Pinto Minerva, per animare un dibattito sulla memoria in relazioni ai mondi dell’infanzia e dell’adolescenza.
Mondi in larga parte occupati dal sogno, anche quando il sogno sembra essere divorato dalla realtà. Lo dimostrano le testimonianze dei bimbi che l’Olocausto non risparmiò, aggrappati al «Babau di un tempo» nonostante l’orrore che è intorno. Bambini dei quali per lo più non conosciamo i nomi, né i volti. Oppure bimbi il cui sacrificio è stato meno silente, e continua a parlare, ancora e ancora. «Che bello il fatto che nessuno debba aspettare un momento particolare per iniziare a migliorare il mondo», scriveva la piccola Anna Frank dal nascondiglio segreto nel quale era murata viva con i suoi familiari. Era appena adolescente, viveva senza luce e aria, senza compagni di giochi né di banco, eppure riusciva a immaginare che fosse possibile ovunque – perfino in quella gabbia – «iniziare a migliorare il mondo». Già soltanto questa lezione, per un coetaneo d’oggi, varrebbe la lettura del libro. Piano, però, piano. In punta di stella.

Data: mercoledì 23 Gennaio 2013
Fonte:
Corriere del Mezzogiorno
Autore:
Rossella Trabace
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