“Bari racconta” di Teresa De Francesco

“Bari racconta” di Teresa De Francesco

Cosa offre per i turisti la città di Bari oltre gli scorci e la storia di Bari vecchia, i palazzi storici del centro, il «miglio dei teatri»? Se rivolgessimo questa domanda a molti di coloro che hanno visitato il capoluogo pugliese, ma anche ai suoi stessi abitanti, si otterrebbero probabilmente risposte vaghe, limitate a pochi altri punti del vasto territorio cittadino. E invece basta talvolta volgere lo sguardo verso l’alto, ai prospetti delle costruzioni e delle chiese, alle loro date di edificazione per capire quale tesoro artistico e di conoscenze storiche sia in essi contenuto. A parlarne con uno stile quanto più possibile divulgativo è l’ultimo libro di Teresa De Francesco, Bari racconta. Segni, storie e monumenti, pubblicato da Progedit (pp. 240, euro 24), arricchito dalle illustrazioni di Andrea Dentuto e dalle fotografie, perlopiù d’epoca, tratte dai preziosi archivi di cittadini baresi.

Immaginando di essere una visitatrice giunta a Bari quasi per caso che incontra un cicerone in ogni quartiere della città, l’autrice rende fruibili a un ampio numero di lettori quei contenuti che su altre pubblicazioni, per via di un approccio più storiografico e meno divulgativo, vengono proposte a un pubblico di addetti ai lavori o per chi vanta già un po’ di dimestichezza con i libri di storia locale. De Francesco sfrutta invece appieno la sua esperienza nella comunicazione educativa (già nel 2002 ha aperto un sito web sulle masserie del Comune di Bari) e di operatrice didattica nel borgo antico per conto della Pinacoteca Provinciale, in un libro che può essere letto pressoché indistintamente da studenti e da comuni cittadini, oltre che, ovviamente, dai turisti appassionati di trekking urbano (su cui si potrebbe investire ampiamente in futuro, proponendo percorsi tematici e personalizzati) in cerca di “escursioni” alternative.

Il riferimento al trekking urbano, di cui il libro di De Francesco si presenta quasi come una guida, si consolida se si pensa che la quasi totalità dei luoghi che vi sono descritti sono all’aperto: pur non ignorando il valore artistico e storico dei musei o degli interni degli edifici più importanti di Bari, infatti, l’autrice mostra una predilezione particolare per quelle ricchezze o quei dettagli che si possono usufruire con il gesto semplicissimo del camminare. Così, oltre ai percorsi più mainstream nella città vecchia o tra le strade ortogonali del centro murattiano, che costituiscono i primi due capitoli del volume, se ne dipanano altri che contengono talvolta al loro interno delle vere e proprie gemme: nel quartiere Libertà, ad esempio, con il racconto delle alluvioni dei primi del Novecento, di cui sono ancora oggi visibili le targhe poste a ricordo dell’altezza del livello dell’acqua raggiunto; a Picone si scende alla scoperta della grotta di Santa Candida; a Madonnella si comprende il perché della costruzione sull’acqua del Teatro Margherita; a Carrassi ci si immagina uno stadio da calcio regolamentare dove oggi si trova l’ampia arteria di via Papa Giovanni XXIII, a ridosso del carcere; a San Pasquale si contendono lo spazio case popolari costruite disordinatamente nella prima metà del Novecento e prospetti di palazzi storici di importanti famiglie della città. La storia di Bari che viene raccontata non è però rivolta esclusivamente al passato: i riferimenti alla ferrovia che taglia in due la città, alla caserma Rossani, alla Fibronit e a San Giorgio lasciano aperti interrogativi tutti rivolti al futuro urbanistico che Bari si appresta ad avere nel prossimo decennio. Un futuro su cui ogni cittadino potrà più consapevolmente esprimersi approfondendo la conoscenza e l’origine di quelle porzioni di territorio urbano su cui si dovrà presto intervenire per incrementari gli spazi di partecipazione e i luoghi di incontro.

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