Oggi 31 ottobre 2012, nell’auditorium della scuola Zingarelli, si è svolto un incontro con Michele Fanelli, autore del libro “Tradizioni baresane”. Uno scrittore innamorato delle sue origini e di Bari vecchia, che lui considera la sua vita. Infatti, leggendo questo libro, si comprende la sua passione per le tradizioni della sua città e il desiderio di trasmetterle a noi lettori.
Questo è il quarto libro che scrive sull’argomento.
Inoltre Fanelli è impegnato in iniziative per la rinascita del suo quartiere.
Noi ragazzi delle classi 1°A, 2°A e 1°G, con la preside Valeria Cristiano e la prof.ssa Sapia, abbiamo accolto Fanelli, primo autore che visita quest’anno la nostra scuola. Per l’occasione, una nostra compagna di 1 A ha letto la poesia "Il fantastico mondo dei libri", poi alcuni di noi hanno letto alcune riflessioni su questo brioso libro che ci ha fatto riflettere e sorridere insieme ai nostri genitori e nonni. Alcuni di loro hanno anche partecipato volentieri all’incontro.
Molte sono state le domande rivolte all’autore, che si è complimentato per il grande entusiasmo e interesse che gli abbiamo dimostrato. Ha risposto a tutte, raccontandoci anche della sua famiglia povera e numerosa, ben otto figli. Ma, nonostante tutto, erano spensierati, avevano come dice lui “Il priscio di vivere”, mentre oggi siamo tutti tristi e annoiati.
Ci ha raccontato tanti aneddoti divertenti e qualche indovinello, poi ci ha spiegato meglio i personaggi del suo libro: uno dei più famosi è sicuramente “Piripicchio”, umile artista di strada e mimo, che, per poter mangiare, cantava in dialetto barese e raccontava la satira politica. Lo si considerava metà Totò e metà Charlie Champlin, in versione pugliese.
Fanelli nel suo libro elenca anche i mestieri più antichi come u scarpare (il calzolaio), u bianghesciatore (l’imbianchino), u caldarale (colui che aggiustava le pentole), u meste panne (il sarto).
Già a quei tempi le donne che facevano lavori importanti, come per esempio l’infermiera, venivano chiamate commare: dolci con i bambini, prima di fare una siringa offrivano sempre un dolcetto.
Inoltre l’autore ha scritto le ricette di piatti semplici e poveri “de le vicchie andiche” e la cucina terapeutica di “nononne”. Il piatto preferito è il famoso “patate, riso e cozze” . Ma la ricetta che più ci ha stupito è stata quella del brodo cu pèsce fesciùte (con il pesce scappato): cioè fatto solo con acqua, aglio, olio, prezzemolo e i sassi raccolti in riva la mare.
Fanelli ci ha consigliato di studiare tanto senza dimenticare le nostre origini e il vernacolo barese, che va riscoperto senza vergogna.
Egli sostiene che molti credono che la cultura popolare sia di serie B, mentre è un patrimonio di saggezza, sentimenti e morale che si riscopre nei tanti proverbi. Tra i più antichi: "Come fasc ad a iesse fatte", "Na mamma cambe cinte figghie e cinte figghie non gambene na mamma”. Sentire i proverbi vuol dire sentire la verità.
Infine Fanelli e il suo amico Pinuccio ci hanno letto due poesie: “U Scarpare” e “La notte di Natale”.
Questo signore barese oggi ci ha trasmesso tanti valori e con i suoi racconti ci ha fatto sentire fieri di essere baresi.
Sarebbe molto interessante per noi poter fare una passeggiata per le strade di Bari Vecchia in sua compagnia.