Il Carnevale di Putignano è da sempre un evento sociale e turistico-culturale di grande importanza per tutta la Puglia. Ora è diventato anche un appuntamento culturale di primo piano, grazie anche ai convegni internazionali di studi sul Carnevale, che rappresentano un’occasione di approfondimento di grande interesse. Non solo, ovviamente, per la storia del Carnevale e le modalità di festeggiamento, ma anche dei contenuti storici, antropologici, sociali che sottendono questa celebrazione che ha radici antichissime e varie. Su queste radici indagano i convegni che si svolgono a partire dal 2009. In questi giorni arriva in edicola il volume “La maschera e il corpo”, edito da Progedit, che raccoglie le relazioni del convegno svoltosi nel 2011. Il libro, che è curato da Pietro Sisto e Piero Totaro, riveste notevole interesse, non solo per gli studiosi delle varie discipline che si possono rapportare ai festeggiamenti del Carnevale, ma tutti gli appassionati di storia locale, e tradizioni popolari.
Ognuno dei contributi è un piccolo saggio che apre uno spicchio di universo in un mondo da scoprire.
Nell’introduzione, i due curatori avvisano che la pubblicazione si inserisce in un percorso culturale che mira all’istituzione di un Centro permanente di studi sulle feste, sulla tradizione carnevalesca e satirica con sede a Putignano, di cui farà parte un congruo numero di studiosi di riconosciuta fama, nonché rappresentanti delle istituzioni direttamente coinvolte e interessate al progetto. Obiettivi precipui saranno il reperimento, la catalogazione, lo studio e la promozione del patrimonio culturale legato alla tradizione carnevalesca della Puglia e dell’Italia meridionale, nonché dei paesi dell’area mediterranea.
Tutti interessanti i saggi che compongono il volume di quasi trecento pagine stampato in elegante veste editoriale da Progedit, a cominciare da “Maschera del tempo gioioso. Il carnevale, la città, la storia”, di Domenico Scafoglio, che è una sorta di introduzione generale dello psicodramma collettivo che il Carnevale rappresenta: costruito su un meccanismo culturale inventato per superare i momenti di crisi, preservare la vita e renderla gioiosa. “Ma il carnevale – avverte Scafoglio – nella sua natura eccessiva non è Caos informe. Rappresenta uno dei più coinvolgenti momenti organizzativi di una comunità (…) Ogni comunità organizza il Caos secondo regole e mediante azioni simboliche che vigilano su confini che non devono essere violati”. Lo stesso autore che porta, poi, nella storia del Carnevale napoletano e alla tradizione della Cuccagna.
Non possiamo non citare il saggio di Moni Ovadia: “Riflessioni sul carnevale ebraico”, provocatorio come al solito. Partendo dal totale tabù per il travestimento e la maschera che caratterizza l’ebraismo e che fa da eco alla totale avversione per le rappresentazioni immaginifiche, proibite dalla legge, Ovadia richiama invece il “Purim”, considerato il Carnevale ebraico che risale a uno scampato olocausto che fa riferimento a un episodio biblico che risale a Ester. Ma l’autore estende il suo ragionamento anche la storia e al sentimento di liberazione che si incarna nella cultura ebraica recente, attraverso il cinema, la letteratura e l’arte in genere.