Castellaneta il difensore

Castellaneta il difensore

CASTELLANETA IL DIFENSORE

PROGEDIT RICORDA LA FIGURA DELL’AVVOCATO SEMPRE DALLA PARTE DEI PIU’ DEBOLI

A tre anni dalla scomparsa, la figura di Giuseppe Castellaneta (1935-2005) merita di essere ricordata. Un volume postumo di suoi “scritti di gioventù e per la gioventù” dal titolo “Giovane tra i giovani” (Progedit), curato dalla vedova Virgina Ambruosi Castellaneta, con interventi di Vincenzo Persichella, Amelia Conte e Anna Paladino, sarà presentato questa sera all’Università di Bari, in presenza di molti amici, colleghi e compagni del suo impegno civile e politico.

Nato a Irsina, compì gli studi in Legge a Bari, dedicandosi poi alla professione di avvocato nello studio del senatore Giuseppe Papalia. Da subito concepì la difesa come un diritto civile da garantire a tutti, diventando ben presto uno di più stimati penalisti baresi, fino ad essere nominato segretario del Sindacato Avvocati di Bari dal 1997 al 2001 e componente del Consiglio Nazionale Forense dal ’97 fino alla sua scomparsa. Fu avvocato di parte civile in molti importanti processi che hanno avuto luogo a Bari, tra cui il processo sulla morte di Benedetto Petrone e quello per l’omicidio dell’assessore del Comune di Cetraro, Giovanni Losardo, eletto nelle liste del Pci.

L’impegno politico lo visse in prima persona nel Pci come consigliere comunale a Grumo Appula dal 1960 al 1965 e poi a Bari dal 1966 al 1980. Fu eletto consigliere regionale nel ’79 fino al 1985, avendo partecipato anche alla stesura del primo Statuto regionale, e di quello successivo, tuttora in vigore. Divenne consigliere alla provincia di Bari dal 1985 al 1990 come capogruppo del Pci, partito nel quale ricoprì molte cariche nel comitato regionale e federale, passando poi al Pds e ai Ds.

Come scrisse una volta Giovanni Macchia, letterato figlio di un magistrato, la Puglia non è stata difesa davvero da scrittori o poeti, ma da economisti, storici, magistrati, da coloro che hanno fatto rispettare la ragione e la legge in un territorio dove per tento tempo la ragione e le regole sono state calpestate. Castellaneta è stato in questo senso un difensore della società: tutto l’esercizio della sua avvocatura è stato condizionato da una filosofia della difesa dell’uomo. Se ne ricava traccia da una sua nota scritta in difesa di due genitori zingari accusati di aver lasciato in stato di abbandono i figli. Il provvedimento di un magistrato che sottraeva i figli ai genitori “a fin di bene” poteva essere profondamente ingiusto: «un provvedimento che ha estirpato dalle proprie radici, naturali e culturali, ben quindici ragazzi, sui quali ci si è arrogati il diritto di dare loro un futuro diverso da quello della loro gente. Noi che non soffriamo di sindrome di Dio, riteniamo che i quindici zingarelli non debbano essere estirpati al loro ambiente, per un ipotetico trapianto in chissà quale ambiente familiare, soprattutto quando la nuova famiglia sarebbe scelta con criteri assolutamente astratti e ideologici».

Castellaneta, che conosceva l’importanza della legge, il valore prezioso delle regole e dei “no” che responsabilizzano gli uomini, sapeva che la legge non è sufficiente a risolvere i problemi di una società in crisi. Da qui il suo impegno politico e civile. Negli interventi pubblici degli ultimi anni, e nel suo ruolo di consigliere d’istituto alla scuola media Carducci e al liceo Flacco di Bari, propose l’istituzione di un corso di educazione ai sentimenti che servisse ai giovani ad apprendere un corretto rapporto con le proprie emozioni e con quelle degli altri. Era angosciato, proprio dal suo osservatorio di avvocato penalista, da una società pugliese in cui si diffondeva criminalità giovanile e delitti familiari: «dovremmo avere maggiore cura al momento formativo dei ragazzi e non vedere la sola risposta repressiva che chiama ritualmente in ballo il Tribunale dei Minorenni».

Lui che aveva creduto, insieme a tanti altri, in «grandi e bellissime utopie sconfitte dagli attuali mostruosi assetti», si ritrovava solo. «Purtroppo – confessò alla fine, amaramente, questo avvocato democratico pugliese – capita sempre più spesso di ascoltare da personaggi che una volta si qualificavano democratici, l’invocazione alla repressione, quale rimedio alla devianza giovanile, e l’invocazione di più carcere, che è, invece, il luogo più criminogeno che si possa immaginare».

PER RACCONTARLO “GIOVANE TRA I GIOVANI”

Il libro di Giuseppe Castellaneta, “Giovane tra i giovani” (Progedit, Bari 2008, pp. 104, euro 10) sarà presentato oggi pomeriggio all’università di Bari, dalle 16,30, presso l’Aula Magna “Aldo Cossu”. I saluti ufficiali alla manifestazione saranno del rettore Corrado Petrocelli, dell’avvocato Emanuele Virgintino, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari, dell’avvocato Egidio Sarno, Presidente della Camera Penale di Bari, e dell’editore Gino Dato.

Introdurrà e presiederà alla discussione il Presidente della Corte d’Appello di Bari, Vito Marino Caferra. Sono previsti gli interventi di Amelia Conte, Preside del Liceo Classico “Q. Orazio Flacco” di Bari, di Vincenzo Persichella, docente di Sociologia dell’Università di Bari, e della professoressa Anna Paladino, Assessore all’Agricoltura della Provincia di Bari. La manifestazione è organizzata dalla Camera Penale di Bari “Achille Lombardo Pijola”, dal Sindacato Avvocati di Bari, dall’Ordine degli Avvocati di Bari.

Il volume fa parte della collana “I Protagonisti” che la casa editrice Progedit ha inaugurato, dichiara l’editore Gino Dato, «per restituire la memoria di figure che hanno illustrato con il loro impegno e la loro professione la vita civile della Puglia». Oltre al volume su Castellaneta, nella serie sono già apparsi i libri dedicati a Givanni Papapietro, Diego Labriola e Rina Durante: «Abbiamo bisogno di storie – conclude Gino Dato – di storie nobili e coraggiose da raccontare».

Data: giovedì 6 Novembre 2008
Fonte: Corriere del Mezzogiorno
Autore:Felice Blasi
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