Tommaso Dell’Era, uno scrittore barese provinciale ed europeo
Rivalutare la vita e le opere di uno scrittore “ancora nascosto da un ostinato cono d’ombra”: è l’intento di Un provinciale d’Europa. Vita e opere dei Tommaso D’Ellera (edizioni Progedit; Bari 2007; pp. 128; euro 15), libro che lo storico della letteratura Cosimo Strazzeri ha dedicato allo scrittore barese scomparso a settant’anni, nel 1997, dopo aver trascorso una vita fra Bari e Modena.
Una maniera per far conoscere Dell’Era, e rendere così omaggio a un autore “danneggiato da una provincia troppo spesso distratta e sorda la valore dei suoi talenti”: pochi lettori, e interesse solo per argomenti di respiro locale. Un destino che si legge nelle pagine del libro in cui sono raccolti saggi e contributi di Giuseppe De Matteis, Daniele Giancane, Pasquale Guaragnella, Corrado Petrocelli, Mario Scotti, Mario Sechi e Alfredo Dell’Era. Tutti impegnati nell’analisi della personalità di “un provinciale di respiro europeo”, attraverso la rilettura dei suoi scritti: Un ficcanaso, 1969; I cari baresi, 1971; e Mozart, 1991; I cavalieri di san Nicola, 1992.
E’ all’interno de I cari baresi, che Tommaso Dell’Era traccia un ritratto dei suoi concittadini: “Il barese non è un meridionale verace. Ha del sud i riflessi svegli, la bocca aperta alla risata e la tasca alla bisboccia, il culto dell’amicizia, della famiglia, dei morti; ma non ha del sud il languore, l’ira sanguigna, il genio doloroso. Ha del nord l’intraprendenza, l’arrivismo, l’effettiva realtà delle cose; ma del nord non ha la rigidità dei rapporti umani. È progressista e conservatore, a metà strada fra il pragmatismo occidentale e la saggezza orientale”. Li raccontava così, nelle pagine del secondo dei quattro volumi pubblicati nella sua vita e venuti alla ribalta post mortem.
È con I cavalieri di San Nicola, ultima fatica in cui l’autore descrive le gesta relative al “sacro furto” delle reliquie del patrono di Bari, che il suo stile viene definito un “veloce susseguirsi di immagini in fuga, un lungo racconto di convulsa allucinazione”. Fu con Un ficcanaso, invece, che Dell’Era ripercorse la vita italiana al nouveau roman, attraverso un romanzo svecchiato, che proponeva una nuova ricerca: pubblicato quando aveva compiuto 42 anni, Un ficcanaso racconta la storia di un viaggio lungo due settimane, in cui l’autore attraversa città e luoghi d’Italia per riscoprire la “pugliesità” che guarda l’atra faccia della medaglia, a una vita dai toni scanzonati e goderecci: quella del carpe diem, del vivere alla giornata.
Ma Un provinciale d’Europa. Vita e opere di Tommaso Dell’Era, offre anche un’antologia di testi inediti dell’autore barese, l’ossatura delle sue opere: Espero, Fiabe Forse, Ruzzi senili, e Trio. Una raccolta di racconti, quest’ultima, che l’autore scrisse nel 1994 quando, musicofilo accanito, decise di scandire le fasi dell’esistenza come fossero tempi musicali: allegro moderato, andante agitato e rondò; “per certi versi un testamento spirituale, un vero e proprio canto del cigno”.
Vincenzo Chiumarulo