Un magistrato deve essere impegnato e giusto

Un magistrato deve essere impegnato e giusto

 

Bari – Una tragedia dimenticata e bollata frettolosamente come un caso
>risolto; un giovane magistrato coraggioso che si chiama Francesco Croce e
>lotta non solo contro l’angoscia personale che lo attanaglia per un grande
>dolore, ma anche contro il tritacarne della burocrazia giudiziaria; sullo
>sfondo c’è Bari, una città raccontata attraverso dettagli che si rivelano
>più efficaci di qualsiasi analisi sociologica, una città segnata da
profonde
>contraddizioni che possono affiorare anche durante un semplice giro in
>bicicletta, pedalate che alzano il sipario su illusioni e delusioni baresi:
>tutto questo è nelle pagine di “Un nodo da sciogliere. La misteriosa
>scomparsa di una bambina” (Progedit, Bari 2006, pp. 120, euro 12), l’ultimo
>libro di Leonardo Rinella, ex giudice in prima linea nella lotta contro la
>mafia pugliese e siciliana, autore di una serie di volumi di successo.
>Questo è il suo primo thriller, anche se per la verità inserire il suo
>romanzo nei contorni di una definizione può apparire riduttivo perché in
>realtà è un libro che va decisamente fuori dagli schemi, come del resto
>consuetudine di Rinella: in queste pagine c’è la storia di un dramma
>personale, c’è la storia di un amore spezzato tragicamente e un amore che
>nasce, c’è un affresco dei luoghi realizzato senza un fiume di parole
>ridondanti ma con un linguaggio immediato quanto efficace e una tecnica
>quasi fotografica, ci sono le sensazioni del protagonista chiamato a
>scontrarsi prima con le subdole insidie della provincia, dove al magistrato
>viene subito «offerta la tessera di socio onorario» del circolo vip, e poi
>con l’atteggiamento del suo diretto superiore, un tipo che non si alza
>quando qualcuno entra nella sua stanza e non risponde al saluto e
>soprattutto non può perdere «il suo prezioso tempo».
>Il caso giudiziario riguarda la scomparsa di una bambina di cinque anni,
una
>tragedia che trae spunto da una vicenda realmente accaduta a Bari nel 1980.
>Ma «le situazioni e i personaggi descritti sono frutto dell’immaginazione
>dell’autore», come viene precisato all’inizio. Pagina dopo pagina, quel
caso
>dimenticato affiora dal mare di fascicoli della procura. E Francesco Croce,
>appena arrivato per occuparsi di tutt’altro, decide di indagare tenendo
bene
>a mente l’insegnamento del padre, anche lui giudice: «Un magistrato deve
>essere impegnato e giusto, non per ricevere i riconoscimenti della gente o
>dei suoi superiori, ma perché la sua coscienza sia sempre serena,
>consapevole dell’adempimento costante dei suoi doveri». Questa è la via
>seguita dal protagonista del libro. Il quale viene da Noci ma vive a due
>passi dal mare, gira in bicicletta, ama la musica classica, la buona
cucina,
>il vino bianco specie quando è bello ghiacciato. Toccherà a lui gettarsi a
>capofitto in una vicenda che appare un vero e proprio rompicapo, toccherà a
>lui fare giustizia e individuare quei particolari coperti dal mantello
della
>superficialità e dalla fretta di chiudere il caso a costo di spedire in
>galera un innocente, toccherà a lui subire l’invidia di un
>superiore-burocrate e ritrovarsi «dalla padella nella brace». Insomma uno
>straordinario eroe della normalità in un libro che con una penna incalzante
>e impeccabile cancella i luoghi comuni del thriller.
>Bepi Castellaneta
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