Burnout, quando il cervello stacca la spina per troppo stress

Burnout, quando il cervello stacca la spina per troppo stress

Progedit pubblica uno studio dello psicologo barese Alberto patella su una sindrome semper più diffusa
BURNOUT, QUANDO IL CERVELLO STACCA LA SPINA PER TROPPO STRESS

Esaurimento emozionale, con perdita di energia; depersonalizzazione, come tipica tendenza difensiva; ridotta realizzazione personale, in cui si ha la sensazione che nel rapporto con gli altri la propria competenza stia venendo meno. Sono queste le tre modalità attraverso cui si manifesta il burnout, la subdola ed inavvertita estenuazione mentale che colpisce medici, psicologi, docenti, specialisti delle professioni sanitarie, educatori, formatori: ossia i cosiddetti “professionisti d’aiuto”.
A loro si rivolge Alberto Patella, professore associato di Psicologia clinica presso la Facoltà medica dell’Università di Bari, nel saggio Burnout. Gli schemata nei professionisti d’aiuto (pp. 148, 12,00 euro, 2005), edito da Progedit.
Risale a Freud, con la resocontazione dell’emblematico caso clinico di Dora, l’intuizione ante litteram di quanto l’estenuazione mentale del professionista possa incidere nel corso della relazione terapeutica: è proprio l’abbandono di questa da parte della paziente che scompare all’improvviso, nel dicembre del 1900, dopo soli tre mesi di trattamento analitico, che, scrive Patella, “lascia il professionista – che nel caso di Dora è proprio il fondatore della psicoanalisi e della psicologia clinica Sigmund Freud – nel tormento di non sapere se e di cosa è responsabile”. Una situazione, a ben vedere, non molto diversa da quella dello studente che interrompe gli studi.
Ma è solo a partire dagli inizi degli anni Settanta del XX secolo che è stato individuato, e conferito un nome, all’insieme dei fenomeni psicologici che accompagnano inestricabilmente l’esercizio estenuante delle professionalità d’aiuto: ossia, appunto, il burnout. Qualcuno ha scritto che il medico o l’operatore sanitario che ne soffre è come se “staccasse la spina del cervello”. Assume cioè atteggiamenti distaccati e stereotipati nei confronti dei pazienti, aumentando il “fisiologico” grado di cinismo connaturato alla professione. Una volta entrati nel burnout, è difficile uscirvi. I professionisti d’aiuto ignorano l’estenuazione mentale che inevitabilmente li ghermisce nel quotidiano svolgimento della loro attività – soprattutto nei medici è tipico il rifiuto a ricorrere ad un aiuto esperto per migliorare la propria condizione – ma, avverte l’autore, il costo di quest’amnesia può essere altissimo.
Patella trova insufficienti le ricerche precedentemente svolte sul tema e, nella seconda parte del libro, espone le premesse e le linee programmatiche di un nuovo progetto, più rispondente ai bisogni formativi. Richiama l’attenzione sulla necessità di una diversa consapevolezza del problema burnout, da cui dipendono i destini di operatori ed utenti. Il suo saggio, volutamente ridotto all’essenziale, è dedicato ad un lettore direttamente coinvolto nella relazione d’aiuto, professionista o studente universitario: ma dopo aver scelto un tema di così evidente attualità, l’autore ha probabilmente commesso il peccato di aver rinunciato in partenza all’occasione di firmare un’opera destinata ad un pubblico più ampio.

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