A parecchi decenni dai conflitti mondiali, nasce a Bari il primo Centro pugliese di documentazione sulla guerra. La notizia è emersa ieri nel corso di una conferenza stampa tenuta alla Regione Puglia in occasione della presentazione del volume La Puglia dell’accoglienza, edito da Progedit e curato da Vito Antonio Leuzzi e Giulio Esposito.
Un volume che è un programma, perché segna la nascita di una collana della casa editrice A barese che s’intitola proprio «Storia e memoria» e che – come ha spiegato l’editore Gino Dato – si propone l’intento di tirare fuori dai cassetti tutta la storia e le storie non emerse sulla Puglia.
Anche le vicende dell’accoglienzasono in gran parte inedite e il libro presentato ieri è un saggio che raccoglie piccole e grandi pagine di storia, vicende note anche in modo curioso, come ad esempio quelle stralciate dagli appunti di un vecchio parroco di Leuca, il quale annotava che venivano nascosti e assistiti profughi albanesi, musulmani, ebrei, slavi e maltesi.
Una Puglia come riferimento logistico dopo la Shoah e della voglia di abbracciare l’umanità intera. Una Puglia senza diversità o meglio, una regione che nel tempo ha fatto della diversità e delle «braccia aperte» il suo motto. «Già il titolo del libro La Puglia dell’accoglienza dice cos’è la Puglia – ha fatto notare il presidente del Consiglio regionale Pietro Pepe – e sottolinea la principale caratteristica: quella d’essere chiamati ad ospitare chiunque, senza distinzione di razza e di colore. È la traduzione della nostra vera identità». Dalla collaborazione tra l’Istituto per la storia dell’antifascismo e la Biblioteca del Consiglio regionale nascono le iniziative del nuovo Centro di documentazione sulle guerre, una presa di coscienza – ha sottolineato il prof. Leuzzi – dopo anni di abbandono, «tanto che l’Istituto rischiava di essere cancellato».
E invece, «sviluppare un percorso di valorizzazione di una memoria di accoglienza e di dialogo con i popoli è intendimento forte del governo regionale », ha sottolineato l’assessore regionale al Mediterraneo Silvia Godelli, la quale ha parlato di «vera politica culturale», usando apposta il termine «politica», perché – ha detto – la memoria è politica nel momento in cui intendiamo per politica la storia, il destino, il futuro della polis, la collettività».
La stessa Godelli ha annunciato che chiederà a Leuzzi e agli altri ricercatori una «mappatura» dei luoghi pugliesi della memoria, in modo da valutare la possibilità di creare un itinerario così come sta cercando di fare il Comune di Nardò a S. Teresa al Bagno. Gli storici, che hanno lavorato a titolo gratuito, credono molto nel percorso della memoria. Lavorano per passione, per la voglia di tirare fuori dal labirinto la storia recente già dimenticata. E uno di loro,Giulio Esposito, racconta in parte la storia della sua famiglia, che ha patito il dramma della fuga e della salvezza.